Sabatini meglio di Ausilio

Dodò (inter.it)
Dodò (inter.it)

INTER / MILANO – La nuova via del calciomercato è il prestito biennale. Che di fatto prende il posto delle comproprietà, abolite dalla Figc e utilissime per gonfiare i mal ridotti bilanci. Con la nuova e mica tanto mascherata comproprietà, l’Inter ha acquistato (o sta per acquistare) Dodò e M’Vila. Se sul secondo si è detto molto, resta una buona operazione per una rischiosa (ma necessaria, viste le scarse risorse) scommessa che altrimenti il Rubin Kazan non si sarebbe fatta scappare (un anno e mezzo fa lo ha pagato 15 milioni), mentre sul primo ancora non del tutto. Di sicuro l’Inter sarà obbligata al riscatto – intanto ha già pagato 1,2 milioni per il prestito oneroso – dopo una presenza in partite ufficiali: riscatto fissato in 7,8 milioni.

Facendo due conti, il laterale brasiliano preso dalla Roma nel luglio 2012 a costo zero (al netto di commissioni pro-agenti/dirigenti a noi sconosciute) costerà a Thohir (pagamento in tre anni, come succede in tutte le trattative, specie in quelle fra italiane) 9 milioni di euro. Tanto per un giocatore sì giovane, ma che in due anni ha collezionato solo 35 presenze causa (seri) problemi fisici al ginocchio. Un ‘delicato’ alla Chivu… L’Inter lo pagherà in tre anni? Tre o cinque, un ‘normale’ difensore laterale costerà sempre 9 milioni. E per chi ha difficoltà, o è addirittura impossibilitato a comprare giocatori ‘da Inter’, ci sembrano molti. Considerato che nelle retrovie c’è l’altro giovane Mbaye: a proposito, magari sbaglieremo, è molto probabile che il senegalese venga ceduto.

Dodò all’Inter è comunque un capolavoro di Sabatini, bravo a vendere a ottimi prezzi anche giocatori di medio livello (vedi Bradley al Toronto). Insomma, a valorizzare anche i “non” migliori della sua squadra. In fondo quelli che tutti si aspettano da Ausilio: perché un conto è avere le competenze, un altro è fare mercato, che vuol dire progettare e operare con lungimiranza, per un grande club. Differenza spesso sottile, ma indispensabile per valutare la bravura complessiva di un dirigente.

Raffaele Amato

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