Inter, ricordati cosa sei | Lukaku e Suning non lo hanno capito

Inter: l’addio di Lukaku dai nerazzurri è ormai cosa fatta. Una separazione dai nerazzurri che non deve far scordare una cosa molto chiara

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Steven Zhang e la dirigenza al ‘Meazza’ (Getty Images)

Romelu Lukaku al Chelsea, ormai è tutto fatto. L’addio che non ti aspetti, quello che ogni tifoso interista non avrebbe mai voluto vivere, soprattutto in un periodo complesso come questo per il club. Basti pensare alle difficoltà di Suning, agli addii sportivamente dolorosi di Antonio Conte e Achraf Hakimi. Questo basta per dire che l’addio del centravanti belga pesa tantissimo. Non capiamoci male, niente colpe e colpevoli. Tutti, in questa storia, hanno le loro ragioni più che lecite all’interno. Forse, però, l’ex numero 9 e Suning non hanno capito cosa sia l’Inter. Per tutte le altre news CLICCA QUI.

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Inter, nessuna colpa a Lukaku e Suning: ma il nerazzurro è un’altra cosa

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Romelu Lukaku (Getty Images)

“Ci chiameremo Internazionale, perché noi siamo fratelli del mondo”. Più di una frase, di un motto e di qualsiasi altra cosa che smuove le folle e fa innamorare tutt’oggi, e chissà per quanto tempo, milioni di tifosi. Ciò non significa che Suning non dovesse accettare la mastodontica cifra di 115 milioni di euro per Romelu Lukaku e, tantomeno, non vuol dire che il centravanti belga non dovesse accettare di andare nel club Campione d’Europa ad oltre 10 milioni di euro netti a stagione. Razionalmente, hanno ragione entrambe le parti. Ma il calcio deve essere per forza solo statistiche, numeri e denaro? Se non è così, e non deve essere solo così, allora lo diciamo chiaramente: l’Inter è un’altra cosa. La squadra con i colori del cielo e della notte, quella dell’acchiappasogni e del colosso che il giorno dell’addio hanno pianto.

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E’ lecito accettare tutte le cifre del mondo, perché Romelu è un professionista. Ma non lo è più se giura amore a volontà per squadra e tifosi. Non lo è più se si atteggia a Re di Milano e si autoproclama il leader “che vuole esaudire i sogni dei tifosi anche quest’anno” e poi dopo nemmeno due settimane lascia alla prima straordinaria offerta. Nessun rancore, no. Né nei confronti di ‘Big Rom’, né verso gli Zhang. Ma la ‘Beneamata’ è un’altra cosa. E’ un racconto alighieriano, una prosa manzoniana. E’ pure semplicemente solo l’Inter, senza arte, artisti e presunti tali. La squadra dei fratelli del mondo. Perché il nerazzurro non è solo un’azienda, una fabbrica o quello che volete. E’ il cielo che unisce la notte guidato dalle stelle che brillano anche quando c’è temporale. E di sicuro, prima e dopo chiunque, sarà sempre così.

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