“Ciao Sinisa”: l’ultimo saluto dell’Inter a Mihajlovic

L’allenatore serbo aveva 53 anni, lascia dietro di sé grandi successi e la forza di un combattente. Così lo ricorda l’Inter

Dopo una battaglia durata tre lunghi anni, tra vittorie e ricadute improvvise, la vita di Sinisa Mihajlovic s’è spenta quest’oggi presso la clinica privata Paideia di Roma. L’ex calciatore nerazzurro, fra le tante, era ricoverato da qualche giorno per una grave infezione su cui il debole sistema immunitario non è potuto intervenire, per via della leucemia e della terapia farmacologica cui era sottoposto.

Mihajlovic muore a 53 anni
Mihajlovic nell’ultima uscita pubblica in compagnia di Zeman ©LaPresse

L’ex tecnico del Bologna, sulla cui panchina ha lasciato un ricordo indelebile, è stato cinto dall’affetto della famiglia, degli amici e dell’intero mondo sportivo internazionale. Al fine di unirsi al cordoglio, anche l’Inter, nel suo piccolo, ha diramato un comunicato a poche ore dalla scomparsa.

A seguire la nota, pubblicata sul sito web del club nerazzurro.

“FC Internazionale Milano, il suo presidente Steven Zhang, il Vice President Javier Zanetti, gli Amministratori Delegati Alessandro Antonello e Giuseppe Marotta, l’allenatore Simone Inzaghi e il suo staff, i calciatori e tutto il mondo Inter, si uniscono al cordoglio per la scomparsa di Sinisa Mihajlovic e, nel ricordarlo, abbracciano i suoi familiari.

Non si è mai pronti a salutare un compagno di viaggio. Sembra che il tempo sia stato troppo poco, già svanito, solo un ricordo. Salutare per sempre Sinisa Mihajlovic è difficile per tante ragioni. È doloroso, ingiusto, profondamente malinconico.

Prima avversario in campo, poi nerazzurro, da giocatore e da vice allenatore. Poi di nuovo di fronte, sulle panchine rivali. Sempre fedele a se stesso: nella grinta e nell’atteggiamento, nella fierezza e nella serietà.

Il numero 10 dei difensori. Prestanza fisica, sapienza tattica e un piede sinistro benedetto: raramente sui campi da calcio si è visto un mancino così potente, così preciso. Re dei calci piazzati, autore di gol bellissimi, anche con la maglia nerazzurra.

Quando arrivò a 35 anni all’Inter mise subito le cose in chiaro, fin dalla prima conferenza stampa: “Sono qui per giocare e per vincere. Ho ancora qualcosa dentro e posso darlo all’Inter”. Fu di parola. Due stagioni, uno Scudetto, due Coppe Italia. Una, marchiata con una punizione all’incrocio in finale, a San Siro. Da urlo. 43 partite e 6 gol, tutti, ovviamente, su calcio da fermo. Meraviglie da ricordare, una a una.

Poi l’esperienza sulla panchina nerazzurra, vice al fianco del suo grande amico Roberto Mancini. Presenza fondamentale: due anni, due Scudetti e la Supercoppa Italiana. Vittorie belle, vittorie indelebili. Un segno importante nella storia nerazzurra, prima di intraprendere la carriera di allenatore.

Personalità e sicurezza trasmesse ai suoi calciatori, lottatore in campo e fuori, quando ha dovuto intraprendere la sfida più difficile e importante, quella contro la malattia. Affrontata alla Sinisa: la voglia di vivere, di lottare. “Ho fatto a pugni con la Leucemia”, diceva. Perché l’ha combattuta con fierezza, tornando ad allenare, svelando anche un lato che per anni ha sempre nascosto: “Ho imparato a piangere: vedere un uomo duro che piange, fa tenerezza”.

Sinisa fino in fondo. Con un messaggio che ha raggiunto e resterà nel cuore di tutti gli appassionati di calcio. Sport e vita.

L’Inter, nell’abbracciare la sua famiglia in questo momento tristissimo, lo ricorda con immenso affetto e amicizia.

Ciao Sinisa!

 

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