Organizzazione e mentalità, così il tecnico dell’Inter ha affondato il collega Schmidt e dato una lezione ai critici per partito preso o per convenienza
Inzaghi non sarà il miglior allenatore al mondo, ma ieri al ‘Da Luz’ ha dato una lezione di calcio a tutti. Non la prima nella Champions di quest’anno, senza dubbio la più significativa.
Una lezione di calcio al tanto esaltato, giustamente, Benfica il quale è sceso in campo anche con tanta presunzione; ma soprattutto ai critici pieni di pregiudizi, capaci di elogiare solo gli amici con buona stampa, chi insomma viene ritenuto alla stregua dell’inventore del calcio. Poi, vai a vedere, questi che vengono portati in trionfo senza che abbiano vinto una mazza hanno allenato sì e no sei volte in campo europeo. Lì dove i calciatori più importanti fanno la differenza, al pari della grande organizzazione di gioco e di una mentalità propositiva. Tutte cose che Inzaghi – al quale consigliamo un corso di comunicazione o l’ufficio stampa di qualche suo collega più o meno illustre – è riuscito a trasmettere nonostante tutto.
L’Inter è a un passo dalla semifinale, vale la pena ricordarlo, con un attacco non al meglio della condizione (chi sta meglio, paradossalmente, è proprio Lukaku. Ottimo però l’impatto ieri di Correa) e senza due pilastri come Skriniar e Calhanoglu. Ora, però, servono risposte anche in campionato, perché è fondamentale rimanere agganciati al treno Champions.