Perfetti ma non invincibili: ecco dove l’Inter può far male al City

Inzaghi sa prepararle, certe partite. Ma non tutte le battaglie sono uguali. In ogni caso, l’Inter venderà cara la pelle e proverà a far male al temibile City

I giocatori nerazzurri si troveranno di fronte undici nemici di grande valori. Campioni, ma non macchine perfette. Seppur veloci, tecnici e organizzatissimi, i giocatori del City hanno anche qualche lato vulnerabile.

I punti deboli del Manchester City
Pep Guardiola – interlive.it

Il Manchester City non ha punti deboli, lo si ripete da mesi. Ma si diceva lo stesso anche del Bayern Monaco, che alla fine qualche minimo scricchiolio lo ha mostrato, e non solo contro le grandi squadre.

Simone Inzaghi sembra abbastanza conscio della differenza qualitativa fra la propria squadra e quella allenata da Pep Guardiola, e non per questo appare sfiduciato o intimorito. Da giorni sta studiando una strategia atta a esaltare i pregi del suo gruppo, per poter far male al City.

L’avversario è impressionante, è forte in ogni reparto: devastante in attacco, quadrato e aggressivo sia in fase attiva che passiva, letale sui piazzati e dotato di giocatori tecnici e atleticamente abituati a non fermarsi mai.

Quasi tutti danno l’Inter per sconfitta. Per fortuna, le finali, spesso, sono gare a parte, dove i valori vengono sovvertiti da episodi. Ma è indubbio che se il City riuscirà a incanalare la gara per esprimere le proprie qualità, allora per l’Inter diventerà molto complicata. Lo so anche Inzaghi, che in conferenza stampa ha dichiarato: “È la partita più importante delle nostre carriere, ma il City ha pochissimi punti deboli”.

Inzaghi si prepara alla finalissima: i punti su cui lottare per far male al City

Pochissimi punti deboli. Attenzione: il tecnico dell’Inter non ha mai detto che il City non ha punti deboli. Inzaghi riconosce nella propria squadra importanti valori morali e tecnici e nella squadra allenata da Guardiola pochissimi punti deboli. Ecco il punto: pochissimi è meglio di zero. E proprio su quei piccoli, esigui e quasi impercettibili punti, il mister piacentino dovrà insistere per far male al Manchester City.

Come imbrigliare Guardiola in finale
Guardiola (LaPresse) – interlive.it

Il primo vizio di fondo del City corrisponde a quello del suo allenatore: è l’orgoglio. Guardiola è sempre stato un po’ presuntuosetto, e questo difetto lo ha portato talvolta ad approcciare le sfide importanti con troppo accanimento. L’ossessione lo ha messo in difficoltà. E ora Haaland e soci sembrano essere stati contaminati dal difetto del loro manager.

Guardiola potrebbe schierare Ederson in porta, Walker, Dias e Akanji in difesa; Stones e Rodri in mediana; Silva, De Bruyne e Gundogan a centrocampo; Grealish sulla trequarti e Haaland in attacco.

Ederson è un grande portiere e sa giocare bene anche con i piedi. Ma può soffrire nelle uscite sui cross e la pressione degli attaccanti. Quindi bisognerà schermarlo in più possibile e andargli sotto con coraggio. Dias è un difensore aggressivo e dominante nel gioco aereo, che difficilmente sbaglia la marcatura, ma non è sempre impeccabile quando si tratta di impedire agli avversari di creare occasioni.

Lo stesso vale per Akanji, che è veloce e diligente nell’impostare, e pure lui ci mette il fisico quando si tratta di farsi rispettare in difesa; Dzeko potrebbe metterlo in difficoltà non tanto sullo scatto quanto sulla giocata di fino.

Walker è una scheggia, bravo sia a difendere che ad attaccare: si troverà di fronte Dimarco, che non è un asso nel dribbling, e agirà anche da secondo marcatore su Lautaro: proprio il Toro potrebbe sorprenderlo cambiando spesso posizione e stanandolo alle spalle.

Stones è un filtro quasi perfetto davanti alla difesa, ma Barella e Calhanoglu sapranno come confonderlo con strappi imprevisti e tagli poco prevedibili. Rodri sa impostare l’azione verticalizzando, sa lanciare lungo e sa tirare bombe da fuori aria. Su di lui dovrebbe agire la prima punta, portandoselo via.

Silva è il dribblomane che può far fuori due avversari con un tocco, a lui dovrà pensare Brozovic. De Bruyne è veloce di testa e di fisico, un grande assistman e un possibile pericolo per Onana, e Inzaghi dovrebbe mettergli qualcuno addosso in marcatura semi-fissa. Gundagan è il professore del City, ed è in forma smagliante. Graelish è imprevedibile e tenace, da solo può cambiare la partita.

Su Haaland, per qualcuno, è forse meglio tacere. In realtà l’Inter potrebbe fermarlo. Attaccando da solo, il norvegese può essere preso direttamente da Acerbi e raddoppiato da Darmian o da Bastoni, a seconda del lato sul quale voglia puntare.

I Citizens non hanno punto deboli?

Il Manchester City di Guardiola ha dimostrato di soffrire le squadre che giocano in contropiede e che sanno uscire in un modo o nell’altro dal pressing offensivo. Le squadre di Guardiola, storicamente, più che sul possesso sono forti in quello: nel pressing alto.

Brozovic filtro contro il City
Brozovic con Inzaghi (LaPresse) – interlive.it

Qualcuno ricorderà la partita del City in casa contro il Brentford. Il Brentford usava il 3-5-2. E Guardiola soffrì in particolar modo le situazioni di ribaltamento dopo aver palla persa da gioco laterale. Quindi anche la finale di Champions potrebbe essere decisa dagli esterni. L’Inter dovrà far in modo di saltare la prima pressione dopo lo scarico su Stones in mezzo al campo.

Un’altra partita da studiare è Tottenham-City, finita 1-0. In quel caso Guardiola fu totalmente imbrigliato. E il Tottenham giocava sempre col 3-5-2. Per dirla in poche parole, i Citizen soffrono le squadre che si coprono e giocano in contropiede. L’uomo fondamentale potrebbe essere Lukaku, ma pare che Inzaghi non voglia schierarlo dal primo minuto.

Importante sarà anche la posizione di Brozovic, messo regista con Calhanoglu accanto: con la pressione forsennata del City servirà appunto il miglior Brozovic per uscire con il giro palla da dietro.

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