Tempo di turnover di sostanza per il tecnico piacentino rispetto allo scorso anno, panchina che vale come una seconda Inter da schierare senza ripensamenti
Stesso periodo temporale, ma con una cifra in più. Qualcosa nel corso dell’anno è cambiato. In passato l’Inter maturava in questa precisa fase di stagione una serie di risultati abbastanza disturbanti per l’ambiente e i suoi tifosi. Risultati che non rispecchiavano la qualità della squadra e che, con l’aumentare degli impegni come da calendario, costringevano il tecnico Simone Inzaghi a sfruttare anche le pedine in panchina a sua disposizione.
Spesso però le scelte del piacentino erano abbastanza scarne, prevedibili e limitate da una profondità di rosa non eccezionale e da elementi di esperienza ma pur sempre non conformi alla dimensione internazionale di squadra vincente. La campagna trasferimenti messa in atto dalla dirigenza in questa sessione estiva ha epurato l’organico delle vecchie leve e portato nuovi volti, anche di prospettiva, garantendo al tecnico freschezza e nuove idee sotto il profilo tattico.
Rispetto alla passata stagione la nuova Inter si compone di una rosa incredibilmente profonda e ben strutturata anche in panchina. Spuntano nomi di un certo peso specifico, primo fra tutti il buon Davide Frattesi simbolo del Sassuolo degli ultimi due anni. Senza dimenticare neppure il neo arrivato Benjamin Pavard che dovrebbe prendere il posto di Matteo Darmian, finora considerato da Inzaghi un insostituibile come braccetto destro di difesa per l’ottimo lavoro svolto dopo l’assenza di Milan Skriniar.
Inter profonda e solida, tante opzioni per Inzaghi
Questo incentiva Inzaghi a intraprendere rotazioni anche sostanziali, ma pur sempre giustificate dalla bontà e dalla qualità degli uomini su cui potrà contare.
Così facendo potrebbe permettere di far rifiatare i soliti volti noti senza intaccare il livello di competitività complessivo e, allo stesso tempo, permettere ai subentranti di mettere minuti nelle gambe come titolari sbarazzandosi delle solite etichette che – in un calcio in continuo mutamento – stanno via via scomparendo.
Per Inzaghi, infatti, non esistono titolari e panchinari: tutti hanno un loro ruolo ben preciso e i ballottaggi sono comunque all’ordine del giorno in base alle condizioni fisiche, all’impegno negli allenamenti, al rendimento generale e all’avversario che si trova di fronte al gruppo.
Contro il Milan nel primo derby della stagione è probabile che Inzaghi possa schierare nuovamente la formazione migliore a sua disposizione, ma da qui a fine ottobre il numero di impegni aumenterà sensibilmente con l’avvio della fase a gironi di Champions League. Sarà quello il momento clou della sua gestione. Dalle sue scelte dipenderà buona parte del futuro di questa annata.