Nerazzurri presi di mira dall’associazione a tutela dei consumatori per una presunta manovra di trasferimento fuori norma, ma le differenze col caso Juve sono abissali
A pochi giorni dalla buona novella sul positivo esordio alla prima di campionato, l’Inter si trova a vivere la prima burrascosa vicenda extra-campo della stagione.
Il club nerazzurro è infatti finito sotto la lente d’ingrandimento del Codacons a margine dell’ufficializzazione della cessione delle prestazioni di Nicola Zalewski all’Atalanta per 17 milioni di euro.
Una cifra che per l’associazione a tutela dei diritti dei consumatori appare spropositata e che puzza di finta plusvalenza, se rapportata ai soli 6 milioni di riscatto pagati dall’Inter alla Roma per un calciatore che ha giocato relativamente poco tra le file di Simone Inzaghi.
Con una annotazione presentata direttamente attraverso i propri canali web, il Codacons ha dichiarato di voler fare appello alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e alla Procura Federale della FIGC affinché gli organismi competenti aprano un’indagine e facciano chiarezza sull’accaduto. Sollevando dunque potenziali rischi per il club di Viale della Liberazione come quelli a cui è già andata incontro la Juventus in passato.
Perché l’intervento del Codacons e quali sono i rischi dell’Inter per l’affare Zalewski
Nato nel 1986 come associazione senza fini di lucro, lo scopo primario del Codacons consiste nell’attuare ogni manovra possibile – spesso mediante riscorso allo strumento giudiziario – a tutela dei diritti e degli interessi di consumatori ed utenti qualora questi siano parte lesa di frodi e reati d’ogni natura. Compresa, come immaginabile, anche quella sportiva.
“Dalla data del trasferimento, ossia dal 2 febbraio, Zalewski avrebbe disputato in totale 553 minuti tra campionato, Coppa Italia e Mondiale per Club. La differenza tra il valore di acquisto (6 milioni di euro) e quello di vendita (16 milioni di euro) è pari a 10 milioni di euro. Ciò significherebbe che il valore di mercato del calciatore si è incrementato di circa 18.083 Euro per ogni minuto effettivamente giocato”, si legge all’interno dell’esposto ufficiale.
“Tale scostamento significativo tra prezzo di acquisto e prezzo di cessione, in breve intervallo temporale, con il conseguente rilevante guadagno contabile, potrebbe configurare una sovrastima fittizia del valore del calciatore, a fini di manipolazione del bilancio societario”, continua.
Laddove l’esposto del Codacons venisse accolto, l’Inter finirebbe sotto indagine dalla Procura della Repubblica e dalla Procura Federale. Ma salvo clamorosi retroscena, non rischierebbe nulla.
I paragoni sollevati con le plusvalenze incassate dalla Juventus in passato e che hanno costretto i bianconeri alla penalizzazione di 10 punti in campionato appaiono dunque fuori luogo e insussistenti. Per via della diversa natura delle modalità operative con cui le stesse plusvalenze sono state portate avanti e infine messe a bilancio dalla società bianconera.
Nel caso specifico dei nerazzurri, si tratta di denaro ‘reale’ e tracciabile. Denaro cioè realmente incassato dal club a fronte della spesa della società acquirente nell’affare Zalewski, ovvero l’Atalanta, a prezzo di mercato. Nulla che abbia a che vedere con lo scambio di cartellini di un determinato valore economico avvenuto senza trasferimento di somme tracciabili.