Il debutto con Mancini prima dell’arrivo di Ibrahimovic, al quale veniva paragonato
Nello sport e nel calcio sono più quelli che non ce la fanno rispetto a quelli che riescono a diventare famosi e milionari. Lui appartiene sicuramente alla prima categoria, dalle stelle alle stalle in appena qualche anno. Dall’essere paragonato al suo connazionale Zlatan Ibrahimovic, all’essere scartato da tutti i club. Eppure la carriera di Goran Slavkovski sarebbe potuta essere di grande successo, perché il potenziale del classe ’89 di Skravlinge era indubbiamente elevato.

Così tanto che esordì in Serie A, con la maglia dell’Inter, ad appena 17 anni e 29 giorni. Precisamente il 7 maggio 2006, all’alba dello scandalo Calciopoli e nel match contro il Siena di Igor Tudor ed Enrico Chiesa valevole per la penultima giornata. Roberto Mancini lo lanciò al minuto 84, al posto di Obafemi Martins, con il debutto del talento svedese che quasi oscurò il deludente risultato finale di 1-1: Gastaldello regalò il punto agli ospiti allo scadere.
“All’inizio ho pensato fosse uno scherzo – le sue parole dopo il battesimo in Serie A con la maglia nerazzurra – Dopo ho capito che invece era tutto vero. Sono molto contento e ringrazio mister Mancini. Anche i miei genitori sono tanto felici, oggi in tribuna c’era anche il mio papà”.
Da quel momento le luci dei riflettori si accesero su Slavkovski, ancora oggi il calciatore straniero più giovane ad aver debuttato nel campionato italiano con la maglia dell’Inter. L’attenzione mediatica su di lui aumentò ulteriormente con lo sbarco ad Appiano del connazionale Ibrahimovic, al quale venne subito paragonato anche per via dei medesimi trascorsi nel Malmo.

Allo stesso tempo, però, Ibrahimovic oscurò subito la sua giovane stella. E in maniera definitiva. Dopo la presenza in Coppa Italia a novembre, difatti la sua seconda e ultima con l’Inter, il club decide infatti di cederlo in prestito per farlo crescere. Per Slavkovski, purtroppo, sarà già l’inizio della fine. Il Middlesbrough si accorda con l’Inter battendo la Dinamo Zagabria, però poi il classe ’89 non supera le visite mediche.
In Premier ci va comunque, nel gennaio 2008: a prenderlo è lo Sheffield, con il quale non collezionerà neanche una presenza. A luglio torna all’Inter, che ormai non crede più in lui. Slavkovski è un grande talento, ma non ha la testa per giocare a calcio, per fare il professionista. A causa di una condizione fisica precaria, salta la firma con l’Hajduk Spalato. L’Inter gli concede di rimanere in Svezia, ad allenarsi con il Malmo fino al termine del contratto. Qualche mese dopo potrebbe tornare in Italia, ma dice no all’Albinoleffe.

Nel 2010 riparte dal Bochum II, però anche lì sarà un passaggio a vuoto. L’ultimo nel calcio che conta, perché poi fa ritorno in Svezia legandosi al Bunkeflo (terza divisione), dove difatti chiude la sua carriera a soli 23 anni. Giocherà ancora un po’, ma solo coi dilettanti dell’KSF Makedonija (sesta serie). Nel frattempo sfrutta il suo metro e novantadue per cominciare quella che sarà la sua nuova vita da bodybuilder. Che spreco…





