Inter, l’aggressione verbale di Muntari a Branca: quante bugie del ghanese…

Sulley Muntari - Getty Images

INTER BRANCA DURAMENTE ATTACCATO DA MUNTARI / MILANO – Le pesanti dichiarazioni rilasciate da Sulley Muntari contro il direttore tecnico dell’Inter, Marco Branca (leggi qui), hanno scatenato una mare di polemiche. L’ex centrocampista nerazzurro, attualmente in prestito al Milan, è stato autore di una vera e propria aggressione verbale nei confronti del dirigente interista, attacco che non ha ancora registrato una controreplica da parte dell’attuale dirigente nerazzurro. Soffermandoci con attenzione sulle parole espresse dal rossonero, ci è sembrato giusto fare alcune riflessioni.

Branca voleva che nello spogliatoio mi inchinassi a lui” –  Questa è il primo duro pensiero riservato da Muntari al dt nerazzurro. Sul significato di questa espressione, o su cosa volesse intendere il ghanese, resta un mistero. Cosa significa, ‘voleva che mi inchinassi a lui’?: davvero uno può pensare che negli spogliatoi dell’Inter, o dello stadio San Siro, i vari Zanetti, Cambiasso, Milito, riveriscono o si arruffianano Marco Branca?!? Davvero questa dichiarazione si commenta da sola: è una frase senza alcun senso.

Eravamo dei dipendenti, entrambi pagati da Moratti” – Almeno in questa frase qualcosa di vero c’è: tutti e due venivano pagati da Moratti, Branca ancora adesso, ma cosa volesse intendere Muntari, anche qui, rimane inspiegabile. Di certo, un dirigente, seppur stipendiato come un giocatore, deve essere e deve esigere il massimo rispetto da parte di quest’ultimo. In una società, o in qualsiasi azienda, esistono delle gerarchie: come un operaio deve rispettare un dirigente, o chi è al suo comando, così un giocatore deve avere profondo rispetto di un direttore tecnico o sportivo.

Nessun giocatore riesce a sopportarlo” – Ma perchè una cosa del genere, nel caso fosse vera, dovrebbe dirla Muntari? Perchè il centrocampista ghanese si permette di parlare a nome o per conto dei suoi ex compagni… anche qui mistero. E poi, a dirla tutta, non credo che un dirigente debba essere simpatico, tutt’al più essere bravo e competente. Non è comunque compito di Muntari giudicare qualcuno o qualcosa, visto che il suo ruolo è un altro.

In allenamento davo il massimo” – Ci mancherebbe altro, oserei dire. Ogni giocatore, da contratto, è tenuto ad allenarsi dando il massimo, così come ogni qual volta scende in campo. Se l’Inter ha ritenuto di cederlo – cosa accaduta già nel gennaio del 2010, in prestito al Sunderland – significa che il suo ‘massimo’ non era sufficiente per giocare in un club così blasonato. Inutile dilungarci sulle prestazioni del centrocampista ai tempi in cui vestiva il nerazzurro – ci vorrebbero pagine e pagine – ma una società è libera di compiere delle scelte tecniche, giuste o sbagliate che siano.

Fece mandare via Oriali” – Un’altra bugia assurda. L’unico che non confermò l’allora dirigente fu il presidente Moratti, ne aveva e ne avrebbe ora le facoltà di farlo, avvicendamento favorito dall’arrivo di Carbone come dirigente a stretto contatto con Rafa Benitez. Indubbiamente i rapporti tra Branca e Oriali non erano idilliaci, ma da qui a dire, senza prove effettive, che a mandar via l’ex bandiera della Beneamata fu il direttore tecnico, è quantomeno assai inverosimile, se non pura fantascienza.

 

Raffaele Amato

 

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