Inter, dal particolare al generale

Erick Thohir al 'Meazza'
Erick Thohir al ‘Meazza’

INTER DERBY / MILANO – Sul derby di ieri è impossibile esprimersi diversamente: ovvero che l’Inter, specie per l’intensità mostrata nella ripresa che ha generato una serie di buone o grandi occasioni e il mancato rigore, avrebbe meritato di vincere. Un rigore che forse sarebbe stato concesso se l’Inter avesse più forza politica, finora l’alleanza con Tavecchio (quindi coi poteri forti non è servita a nulla. Su questo fronte manca un ‘generale’ in società). Ma anche una vittoria sul Milan – senz’altro più mediocre dei nerazzurri, ci aspettavamo un derbino e un derbino è stato – non avrebbe cambiato il giudizio sulla stagione della squadra che fu di Mazzarri ma che è soprattutto di Mancini da oltre cinque mesi. Stagione ovviamente fallimentare con colpe in particolari ascrivibili alla proprietà (doppia, comunque ambigua) e alla dirigenza.

La prima perché non ha messo e non sta mettendo le dovute risorse per far sì che l’Inter ritorni ad essere l’Inter, cambiando allenatore su spinta della piazza e dopo appena quattro mesi aver rinnovato il contratto dello stesso fino al 2016; la seconda perché anche se ha avuto poco da spendere, quel poco lo ha speso male, spesso con logica a noi incomprensibile (vedi l’acquisto di Dodò o il prestito dell’ex giocatore M’Vila). Ma se la proprietà non si può cambiare, diciamo nell’immediato, i dirigenti sì… Quanto alla squadra: per tornare ad essere veramente competitiva per qualcosa di importante, subito il terzo posto, serviranno almeno cinque-sei acquisti di spessore, leader da piazzare sia in difesa che a centrocampo, e un attaccante in grado di sbaragliare gli avversari sul piano del dribbling e della velocità. Mancini resta il tecnico migliore per rifondare, a patto che ci siano i soldi per esaudire le sue richieste. E’ su questo punto che nutriamo i dubbi maggiori.

Raffaele Amato

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