Inter-Suning, clamoroso: i cinesi volevano il Milan, poi…

Inter al Suning, Zhang con la maglia nerazzurra
Inter al Suning, Zhang con la maglia nerazzurra

INTER SUNING / MILANO – Inter-Suning, affare che ha fatto discutere. Fino a questo momento si è spesso parlato dei possibili sviluppi che l’arrivo del gruppo cinese potrebbe favorire in merito al calciomercato (comunque ancora sottoposto ai rigidi criteri del Fair Play Finanziario); dal blog ‘The Insider’ sull’edizione online de ‘Il Sole 24 Ore’, invece, arriva un’analisi in una prospettiva molto diversa: “Zhang Jindong, presidente e fondatore del colosso cinese di elettrodomestici, si dichiara insieme ai suoi manager interista da sempre. Nella finanza però c’è poco spazio per i sentimenti. Nell’autunno dello scorso anno, infatti, negli uffici di Suning è sbarcato il thailandese Mr. Bee, ormai ben noto in Italia. Bee, a caccia di capitali per investire nel Milan, aveva siglato un accordo preliminare con Suning per comprare – insieme ad altri investitori – il famoso 48% dalla Fininvest. Qualche settimana dopo, però, Suning si era sfilata perché non convinta dalla governance proposta. Tutti sanno che fine ha fatto Mr. Bee, finito nell’oblio. Poi, silenzio per qualche mese finché Suning riappare coinvolta nel riassetto azionario dell’Inter”.

Inter-Suning, il vero motivo dietro l’operazione

“Quella sulla crescita del movimento calcistico cinese, però, è solo una bella favola. La realtà della Cina e del calcio è un’altra. Pechino ha grandi aziende che devono crescere all’estero, soprattutto in Europa, per volere dello stesso governo cinese. L’impresa però è complicata perché i loro gruppi all’estero sono sconosciuti. Ecco allora il grimaldello per aprire ogni porta: il calcio dà a questi gruppi l’opportunità di accreditarsi in Europa, di avviare colloqui costruttivi con le istituzioni, di far conoscere i loro marchi (l’elettronica, nel caso della Suning), eccetera. Insomma, se l’Inter (e probabilmente il Milan) diventano cinesi, se veramente verranno spesi centinaia di milioni per la campagna acquisti di nuovi giocatori, c’è da ricordarsi che per Pechino il business è business. E il calcio è solo un utile strumento”.

A.C.

Impostazioni privacy