Giorni pesanti per il giovane presidente dell’Inter. Steven Zhang è atteso presto in tribunale per un importante processo. La situazione non è per nulla tranquilla
Prima un’udienza a Milano, poi in tribunale ad Hong Kong: per Zhang il mese di marzo potrebbe rivelarsi assai pesante. E poi c’è anche un fronte già aperto negli Stati Uniti, dove il giovane imprenditore cinese dovrà affrontare altre grane legali.
Proprio come l’amico Andrea Agnelli, presto Steven Zhang potrebbe diventare un habitué degli ambienti giudiziari. Chi rischia di più? A livello formare lo juventino. Dato che sulla sua testa pendono possibili condanne per aggiotaggio e dichiarazioni fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti (e quindi la radiazione e una reclusione da quattro a otto anni). Da un punto di vista economico, quello più in crisi è invece Zhang.
Il prossimo 8 marzo Steven Zhang è atteso in prima mattinata al Tribunale di Milano per l’udienza legata alla causa intentata dalla China Construction Bank. Nei confronti di Suning e dello stesso Zhang. In merito all’ormai famoso debito da oltre 300 milioni di dollari. In pratica, gli agguerriti creditori chiederanno la cancellazione della delibera grazie a cui l’Inter non versa più lo stipendio a Zhang come presidente (che secondo le stime dell’accusa la somma ammonterebbe a quasi un milione di euro all’anno). Il nostro Steven, in Italia, risulta un nullatenente. Non ha nulla d’intestato, nemmeno un box auto.
Poi arriverà anche il processo a Hong Kong, dove sono stati aperti ben due procedimenti. E lì Zhang dovrebbe comparire lunedì 13 per essere interrogato in merito ai beni in suo possesso, che i suoi creditori vorrebbero pignorare per poter recuperare i debiti. E anche l’Inter è un bene in possesso di Zhang. Quindi, se le cose dovessero andar male, i creditori potrebbero anche disporre la vendita coatta del club, per recuperare quanto chiedono.
Zhang come l’amico Agnelli: anche in tribunale
Abbiamo poi già accennato al terzo ambito in cui si svolgerà la battaglia legale, cioè agli USA. I creditori hanno infatti mosse tre diversi procedimenti, in diverse parti del mondo, per poter braccare lo sfuggente milionario cinese erede del marchio Suning. A New York, Zhang sarà difeso dallo studio legale Latham & Watkins. E perché è importante questo studio legale?
Perché è lo stesso che nel 2022 aveva seguito l’emissione del Bond da 415 milioni da parte del club nerazzurro e che, prima ancora, aveva assistito le parti nel passaggio di quote tra Erick Thohir e Suning.
Chissà se Andrea e Steven, un tempo grandi amiconi, si saranno sentiti. Il primo ad aver a che fare con la giustizia sarà il cinese. Poi a fine mese toccherà anche al rampollo degli Agnelli. Si partirà con il processo per falso in bilancio. Il primo masso di una lunga marcia processuale che gli Agnelli sembrano temere parecchio. Zhang, invece, sembra più tranquillo. Forse pensa che il processo possa slittare. O comunque si sente con le spalle coperte.
I dettagli del processo contro Zhang
Pare che il giudice Alina Zama darà il “calcio d’inizio” dell’udienza presso il tribunale di Milano l’8 marzo alle 10:00 di mattina. Lì i creditori cercheranno di bloccare qualcosa dei soldi che Zhang fa circolare in Italia, per esempio il suo stipendio. Guadagno che, però, il giovane Zhang non percepisce più, almeno formalmente, già da qualche mese. Evidentemente proprio per evitare che qualche creditore potesse metterci sopra le mani.
Lunedì 13 marzo, il ragazzo dovrebbe poi essere interrogato ad Hong Kong. In Cina scrivono che, da un punto di vista legale, Zhang rischierebbe addirittura fino a tre mesi di carcere. A Hong Kong la situazione non sembra troppo tranquilla. Laggiù, infatti, il tribunale ha già dato ragione ai creditori.
Zhang sarà chiamato a difendersi anche dall’accusa di falsa testimonianza al tribunale di Hong Kong nel corso del primo processo. Il ragazzo aveva detto di non sapere niente sull’affare di rifinanziamento e che le sue firme sulle transizioni erano false. Ma il tribunale ha già dimostrato che sapeva e che le firme possono dirsi autentiche. Steven sembra proprio aver sposato la filosofia di Vasco Rossi: vuole una vita piena di guai.