Il tecnico piacentino ha il tempo contato e due sole altre occasioni per ribaltare l’umore della dirigenza che avrebbe già scelto cosa fare
Momento nero e crisi profonda. Con la sconfitta contro il Monza, l’Inter ha chiuso il cerchio delle ultime cinque partite del campionato di Serie A con la quarta sconfitta su un totale di undici. Di queste tre consecutive in casa, come mai accaduto nella storia nerazzurra. Senza neppure contare che la difesa ha perso la sua solidità originaria e l’attacco non segna più. Inevitabilmente a risucchiare tutte le critiche piovute negli ultimi giorni è il tecnico Simone Inzaghi, attorno al quale già da tempo la dirigenza stava facendo roteare la possibilità di un esonero più o meno immediato a seconda di alcune circostanze.
L’idea non sembrerebbe essere stata modificata. Anzi. A queste circostanze ne sarebbero state aggiunte altre. Dei paletti, per così dire, oltre i quali Inzaghi non può più spingersi. L’ultimatum definitivo per salvare il salvabile di questa incerta stagione e staccare, con un grandissimo forse, il pass della riconferma per la prossima stagione. Anzitutto, l’Inter deve blindare come minimo il quarto posto in classifica perché ne andrebbero di mezzo almeno 60 milioni di euro di ricavi che potrebbero tamponare le perdite in bilancio o essere reinvestiti sul mercato, a seconda di quelle che saranno le valutazioni e le esigenze estive. Questo obiettivo, però, è disteso su una fascia temporale piuttosto ampia e si sapeva.
A breve termine, invece, c’è il discorso del quarto di finale di Champions League ancora in bilico: Inzaghi è chiamato a bissare la prestazione dell’andata sul manto erboso dello Stadio da Luz contro il Benfica, questa volta a San Siro, partendo da una situazione di vantaggio apparente di due reti. Esattamente il minimo indispensabile per fare una prova quantomeno d’orgoglio, al fine di garantire l’accesso alle semifinali e lo scontro tutto italiano con la vincente di Napoli-Milan. Nel caso in cui questo scenario non dovesse diventare realtà, il posto del tecnico ex Lazio sarebbe definitivamente bruciato per una dirigenza che ha atteso anche troppo.
L’Inter non è come loro: troppi punti interrogativi
Probabilmente, come molti addetti ai lavori si sono domandati di recente, questa Inter non è ancora pronta a sostenere il peso di tre competizioni importanti in contemporanea. Non che sia semplice, neppure per le big estere.
Eppure ciò che probabilmente differenzia il gruppo nerazzurro attuale da quello di altre realtà non è soltanto una mentalità meno fresca, ma anche una rosa qualitativamente meno all’altezza dei molteplici compiti. Così come diversa è la distribuzione delle energie in campo. Sotto questo aspetto c’è ancora molto da lavorare ed è probabile che non sia Inzaghi a farsene carico in futuro. Al contempo anche i calciatori che resteranno ad Appiano Gentile dalla prossima stagione dovranno raccogliere quanto di negativo mostrato e cambiare marcia. Per donare nuove soddisfazioni ai tifosi, troppo delusi e amareggiati. La dirigenza e la presidenza, con o senza cambio gestione, penseranno al resto. Specie in chiave mercato.