A quanto pare, il club ha già deciso quale iniziativa disciplinare intraprendere nei confronti del difensore. E non è detto che la passerà liscia
Tifosi e addetti ai lavori sembrano meno tolleranti della dirigenza nerazzurra. E le critiche che gli sono precipitate addosso nei giorni scorsi sono il minimo che gli poteva succedere… C’era anche Benji l’interista fra gli infortunati che dopo qualche giorno di vacanza negli USA con la squadra hanno lasciato il ritiro per anticipare le vacanze.
Anche lui, dunque, ha abbandonato, prima del tempo, il Mondiale per Club. Non lo sapremo mai, ma non è escluso che capitan Lautaro, nel suo famoso sfogo dopo la sconfitta con il Fluminense, ce l’avesse anche con loro. Pavard era l’indisponibile con cui i tifosi erano apparsi meno sospettosi e duri.
Quella caviglia gonfia, che gli aveva impedito di prendere parte al finale di stagione e alla finalissima in Champions, sembrava un impedimento oggettivamente grave. Pochi giorni dopo la fragorosa esplosione del caos mediatico scaturito al fallimento della squadra nel torneo FIFA e al discorso di Lautaro, con conseguente risposta piccata di Calhanoglu, Pavard ha saputo però indispettire anche coloro che lo avevano giustificato e difeso.
Tutta colpa di una partitella con gli amici a padel. O, meglio, di un’antipatica foto scattata quando il sole che si arrende al tramonto su Porto Cervo, e su un qualsiasi campo da padel, Benjamin Pavard si è concesso una partita in compagnia di Theo Hernandez. Un innocente e legittimo momento di svago per un calciatore in vacanza.
Se non fosse che, pochi giorni prima, il francese non fosse stato esonerato dagli impegni del Mondiale per Club a causa dell’irrisolvibile infortunio alla caviglia. Certo, una partitella a padel non è una gara internazionale contro una squadra sudamericana… Ma anche lì, un minino di movimento e di sollecitazioni articolari va messo in conto.
L’immagine simbolo del caos in casa Inter
Il problema non è mai stata la partitella in sé. E nemmeno l’amorevole intesa con Theo Hernandez. Più che altro, Pavard avrebbe fatto bene a non farsi fotografare o a non far diffondere quell’immagine sui social. Non mentre lo spogliatoio della sua squadra sembrava in procinto di implodere.
L’ex Bayern Monaco è stato inopportuno, superficiale. Ed è per questo che si è meritato tutte le critiche che gli sono piovute addosso. Di certo ha deluso molti tifosi. E ha amareggiato chi si aspettava da un professionista un po’ più di attenzione comunicativa. “La caviglia non ti fa male se giochi a padel?”, gli hanno chiesto gli interisti commentando la foto. E c’è anche chi lo ha apertamente accusato di aver ingigantito il proprio problema alla caviglia per evitare la competizione negli USA e godersi le vacanze.
La società nerazzurra ha cercato di non esacerbare ulteriormente gli animi. Così, al francese, non è arrivata alcuna multa, solo un richiamo verbale. Molto probabilmente, Marotta gli avrà consigliato di non scivolare più in certe leggerezze sui social, specie quando le tensioni interne allo spogliatoio sono così forti. A TvPlay, l’ex portiere Emiliano Viviano è stato molto meno conciliante, almeno con i giudizi.
Viviano contro Pavard: “Impazzisco“
“Va a giocare a padel? Io gli staccherei la testa dal collo“, ha dichiarato Viviano. “Non gioca da due mesi e va a giocare a padel… Sono sincero, fossi un compagno di squadra gli direi: ‘Noi siamo qui a giocare l’ennesima partita a cinquanta gradi e te vai a giocare a padel? Io impazzisco“.
Ecco, magari evitando di staccare teste, ha senso interrogarsi sul senso di responsabilità professionale di calciatori che percepiscono milioni di euro di stipendio e che faticano anche a gestire, senza combinare pasticci, la loro immagine pubblica. Pavard doveva mostrarsi più sensibile, con la squadra e con i tifosi. Doveva mantenere un profilo basso. Ed evitare che un altro episodio apparentemente banale diventasse catalizzatore di malcontento.
Oltre ai tifosi, come ha spiegato bene Viviano, si saranno infatti arrabbiati anche i compagni di squadra del francese. E non era il momento più indicato per provocare una squadra già in crisi di nervi.