Una pausa opportuna e, inevitabilmente, pericolosa: dopo la partita da dimenticare contro l’Udinese, arriva la sosta per le Nazionali
Chivu è già in crisi. Ma chi si aspettava qualcosa di diverso ha peccato d’ingenuità. Le premesse (addio di Inzaghi, finale disastroso di stagione, mercato poco incisivo) non hanno infatti donato alcun tipo di sicurezza al nuovo tecnico dell’Inter, che adesso è costretto a camminare sulle uova.
Dopo la bruttissima prestazione in casa contro l’Udinese, Chivu sarà stato contento di lasciar partire tanti giocatori della rosa per le Nazionali? Probabilmente sì. Nella speranza che la sosta possa fungere da reset per tanti interpreti dell’Inter 2025\2026.
Per molti nazionali, però, la sosta si preannuncia tutt’altro che tranquilla. I cinque nerazzurri impegnati con la maglia azzurra dovranno affrontare sfide molto delicate dal punto di vista sportivo (in ballo c’è la qualificazione ai Mondiali, e fermarsi di nuovo sarebbe vergognoso). Dopodiché, all’orizzonte, ci sono anche partiste che preannunciano polemiche e vari problemi accessori: morali e ordine pubblico.
Il 14 ottobre c’è in programma a Udine una partita di qualificazione ai Mondiali 2026 tra l’Italia e Israele. La gara dovrà giocarsi allo stadio Friuli, gestito dall’Udinese, ma l’organizzazione della sfida non compete al club bianconero. A organizzare tutto sono la FIGC e la UEFA.
Polemica sulla partita della Nazionale: gara da rinviare?
Il sindaco di Udine, Alberto Felice De Toni, nei giorni scorsi ha preso una posizione netta sulla partita. A suo giudizio, giocare contro Israele in questo momento è inopportuno sia a livello etico che organizzativo. Il riferimento evidente è l’offensiva in corso del Governo israeliano nella Striscia di Gaza.
De Toni non si è trattenuto e ha voluto esprimere tutta la propria preoccupazione. “Di fronte a un dramma che non ha eguali negli ultimi ottant’anni, davanti a tanta sofferenza io dico: fermiamoci, giocare adesso sarebbe inopportuno”. La situazione è tesa, sotto tutti i punti di vista.
De Toni si è esposto anche per sottolineare che il Comune di Udine non ha potere decisionale diretto sulla gara, anche se dovrà comunque occuparsi dell’ordine pubblico. Anche per scongiurare possibili disordini, il sindaco ha dunque auspicato un rinvio della partita. Per motivi etici. Ma anche per una questione di sicurezza. Il sindaco sa benissimo che tante associazioni ProPa e sigle politiche potrebbero protestare fuori dallo stadio.
Nei giorni scorsi è stata anche lanciata una petizione, su iniziativa del partito Possibile. In poche ore, sono arrivare decine di migliaia di firme per chiedere l’annullamento della gara.
Cosa accadrà durante la partita?
Al momento, la partita non è stata rinviata. Molto probabilmente si giocherà. Non ci saranno dunque cambiamenti di programma. Il Governo italiano potrebbe tuttavia attivarsi per rispondere preventivamente alle proteste e ai cortei che si stanno già organizzando per il 14 ottobre.
La FIGC, per metterci una pezza, ha proposto di devolvere l’incasso a organizzazioni umanitarie di Gaza. Le associazioni ProPa non sono d’accordo. Vogliono che la gara sia annullata e che Israele non partecipi alle qualificazioni, così com’è già accaduto alla Russia negli scorsi anni.
L’unica possibilità di distensione del clima di grande ostilità potrebbe arrivare qualora ci fosse un cessate il fuoco. Ma è improbabile che Israele possa cambiare i suoi piani politici per accontentare il sindaco di Udine…
La situazione è assai complicata. E non deve stupire. Lo sport è anche geopolitica. De Toni va lodato per il coraggio e la sensibilità dimostrati nel chiedere il rinvio della partita Italia-Israele. E per aver parlato con chiarezza del problema più grave: una tragedia umanitaria senza precedenti. Ma le proteste annunciate per il 14 ottobre non sono solo legittime: sono inevitabili.
Ed è giusto protestare anche contro le istituzioni sportive che hanno deciso di andare avanti ignorando il gravissimo contesto geopolitico e umano.