Tanti i meriti dei nerazzurri nella scalata verso il Triplete, ma la vittoria della massima competizione europea resta avvolta nello scetticismo
A due settimane di distanza dall’esordio, l’Inter di Cristian Chivu si appresta a vivere la seconda notte europea della nuova stagione sportiva con l’obiettivo di aggiungere altri tre punti preziosi nella classifica generale di Champions League.
Ad opporsi, come accaduto diverse volte in passato, ci saranno i cechi dello Slavia Praga. Il tutto sul terreno di gioco della casa nerazzurra del Giuseppe Meazza in San Siro, che nel giro di qualche anno verrà smantellata per far spazio al tanto discusso nuovo impianto sportivo.
La ‘Scala del Calcio’, come spesso denominata dagli appassionati, ne ha accolte davvero parecchie di serate simili. Alcune delle quali davvero indimenticabili, come quelle che hanno condotto all’alzata del trofeo continentale più prestigioso da parte di capitan Zanetti nel 2010.
Eppure, la conquista della Champions League nella stagione del Triplete di José Mourinho lascia ancora oggi perplessi quanti hanno dubitato in passato della bontà di alcuni episodi sospetti.
Episodi sorretti da una fortuna incrollabile che, a detta di molti addetti ai lavori, avrebbero in larga parte ‘favorito’ la compagine nerazzurra. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.
Semifinale Champions 2010, quel 3-1 dell’Inter e il mancato rigore al Barcellona
Corre il 20 aprile 2010 ed entro le mura amiche di San Siro, Inter e Barcellona si sfidano nella prima delle due semifinali che avrebbero garantito l’accesso alla partita decisiva di Madrid.
La prestazione dei nerazzurri è solida, coerente e punitiva. Tre reti segnate in sequenza matematica da Wesley Sneijder, Maicon e Diego Milito in risposta all’illusorio vantaggio blaugrana firmato da Pedro nella prima frazione di gioco.
Un 3-1 macchiato tuttavia dal mancato fischio del fuorigioco sul gol del bomber argentino nel secondo tempo, antecedente un episodio clou che non mette ancora pace a diatribe ormai decennali.
Sul finale, il fantasista e numero 10 olandese aggancia Dani Alves alle spalle all’interno dell’area di rigore difesa da Julio Cesar, ma per l’arbitro non sussistono le condizioni per il fallo. Al contrario, è simulazione da parte del terzino brasiliano.
Ci fosse stato il VAR, probabilmente la sua decisione sarebbe stata revisionata e la partita avrebbe potuto prendere una piega differente. Aprendo nuovi scenari in vista della sfida di ritorno, vinta poi dal Barcellona per 1-0 al Camp Nou non senza ulteriori polemiche.