Inter, Milito perdona Samuel no: derby nero (azzurro) per il Milan

I calciatori dell'Inter festeggiano la vittoria del derby (Getty Images)

INTER, MILITO PERDONA SAMUEL NO DERBY NERO PER IL MILAN / MILANO – La notte è stata lunga per entrambe. Da una parte l’Inter, dall’altra il Milan. I nerazzurri vincono il terzo derby consecutivo, e già questo non è poco. Allungano sui cugini, più otto punti, restando aggrappati al duo di testa, composto da Napoli e Juventus. A meno quattro da quel sogno, che resta ancora tale, chiamato scudetto. Ma l’Inter cresce di partita in partita, dà sempre più l’impressione di aver raggiunto una compattezza disarmante, non solo grazie al cambio di modulo. Che ha sì agevolato il processo di crescita, questo è fuori di discussione. L’imput giusto gliel’ha saputo dare il suo tecnico, quell’Andrea Stramaccioni tanto idolatrato da Moratti – e questo mi sembra scontato – ma anche da chi fino a qualche settimana fa lo aveva buttato giù dal castello interista. Venghino signori, venghino. L’allenatore romano ha dato un’identità alla squadra, un’anima.

Rigenerando chi si era perso tra le luci di ‘San Siro’ l’anno scorso: da Cambiasso a Samuel, passando per Ranocchia e l’ex oggetto misterioso Juan Jesus. Il lavoro, almeno fino a questo punto, è stato esemplare. L’Inter ha giocato e vinto un derby secondo logica, secondo un programma stabilito durante la settimana. Sulla stessa lunghezza d’onda del successo con la Fiorentina. Gioco e possesso palla in mano all’avversario, blocco difensivo dei due mediani, gli esterni a sostegno dei tre centrali, recupero del pallone e ripartenze in contropiede. Ieri quasi nulle, vanificate più dall’accidiosità e dall’incocludenza di Cassano, Milito e Coutinho che dall’organizzazione del Milan. E’ bastato un guizzo, un errore della difesa del Milan e di Abbiati per conquistare tre punti fondamentali. La gara si sarebbe potuta chiudere dopo cinque minuti, se solo Milito non si fosse emozionato davanti ad Abbiati, dedito a regali pre-natalizi ieri sera. L’argentino ha sciupato la chance del possibile raddoppio, ma per fortuna dell’Inter il suo errore non è stato decisivo ai fini del risultato. I nerazzurri sono stati graziati da Valeri sul finire del primo tempo, ovvio il riferimento alla mancata espulsione di Juan, per fallo quasi da ultimo uomo del brasiliano nei confronti di Emanuelson. Qualche minuto prima Montolivo insaccava con un gran tiro da fuori la rete del pareggio, ma il fischietto di Roma aveva già fermato l’azione, fischiando un fallo dubbio dello stesso Emanuelson su Handanovic: lo scontro tra i due c’è, la volontarietà di far fallo forse no.

Il secondo tempo è la solita cantilena del primo. Valeri si rifà dell’errore commesso in precedenza, allontandando dal terreno di gioco – per doppia ammonizione – Yuto Nagatomo, reo di aver interrotto il passaggio di un avversario con il braccio. Ingenuo il giapponese, troppo fiscale il direttore di gara. L’Inter resta in dieci per tutto il secondo tempo, ma nessuno se ne accorge. Troppo flebile la manovra del Milan, scolaresca. Palloni su palloni gettati in area, per chissà chi poi. Visto che in area galleggiano attaccanti simil Giovinco. Bojan, El Shaarawy, Robinho. Capaci di far la differenza probabilmente solo sulle spiagge di Milano Marittima anziché sul prato verde di ‘San Siro’. Il “dai a me e io do a te” dei rossoneri è di una noia mortale, da sbadigli. La difesa dell’Inter soffre solo quando Montolivo libera il tiro: l’ex viola è nella serata giusta, ma la sua vena poetica viene sempre ribattuta da Handanovic, sicuro come lo stipendio a fine mese di un ministro italiano. Bojan nel momento clou scivola su una buccia di banana, Pazzini in quei pochi minuti fa pensare alla dirigenza interista “ma perché non l’abbiam venduto prima?”. Derby davvero brutto, ma estremamente importante per la classifica. La sosta per le Nazionali non ci voleva, visto il momento di forma della squadra di Stramaccioni. Il successo dell’Inter comunque vuol dir tanto: i tifosi possono sognare, ma è obbligatorio continuare così.

 

Raffaele Amato

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