Inter, cadere e rialzarsi

Rodrigo Palacio (Getty Images)

INTER, CADERE E RIALZARSI / MILANO – C’è sempre una prima volta, in tutte le cose. Occhio malocchio, ed ecco il patatrac. L’Inter perde a Bergmao l’imbattibilità in trasferta, nulla di irreparabile, ci mancherebbe. Sconfitta arrivata per tre gravi errori, di singoli e di squadra. Tre gol tutti in un’unica serata, uno in più di quelli subiti in sei partite di campionato lontano dal ‘Meazza’. Non perdiamoci però troppo nei numeri, servono fino a un certo punto. La sconfitta dell’Inter contro l’Atalanta ha le sue radici nell’emergenza infortuni e in un pizzico di scelleratezza di Stramaccioni, che ha insistito e puntato fin troppo, probabilmente, e dall’inizio, sul tanto decantato tridente, delizia a Torino, croce ieri sera. Le tre punte schierate dal tecnico nerazzurro hanno dato manforte per i primi venti minuti, per poi agevolare la squadra di Colantuono, brava a chiudere tutti gli spazi e a ripartire in contropiede.

L’opera al contrario è stata compiuta, conclusa e infine autografata da alcune magagne difensive: sul vantaggio di Bonaventura oltre a Silvestre sbaglia anche uno dei centrocampisti che nell’occasione lascia entrare indisturbato in area il centrocampista atalantino, il mal riuscito fuorigioco che ha di fatto concesso a Denis di battere facilmente Handanovic e i due errori nell’azione del rigore. Il primo, quello più grave, è stato commesso da Silvestre che, come una pera cotta, inizialmente si è lasciato dribblare da Maxi Moralez e poi, ingenuamente, ma diciamolo, anche stupidamente, si è lanciato in sforbiciata sul piccolo argentino che, furbescamente è caduto a terra come accadeva ai condannati per fucilazione.

L’arbitro Damato ha abboccato all’amo, concedendo un penalty inesistente, però ribadisco, l’avventatezza del difensore argentino è stata indubbiamente peggiore della sbadataggine, per non dire oltre, del direttore di gara. Guarin, poi Palacio. Le due reti non son bastate all’Inter per proseguire la striscia di vittorie, bruscamente fermatasi a tutto vantaggio della Juventus, che ha riallungato in classifica, ora è nuovamente a più quattro. Il gioco non è mancato ieri sera, ma Strama con l’undici mandato in campo si è catapultato nella ragnatela costruita da Colantuono, rimanendoci alla fine ingarbugliato. E’ un passo falso, soprattutto un passo indietro, proprio come un gambero. E’ l’occasione, vedendo il bicchiere mezzo pieno, per far tornare tutto l’ambiente coi piedi per terra, dopo i facili e giusti entusiasmi successivi al trionfo coi bianconeri.

I tifosi possono ancora sognare ‘qualcosa’ oltre un comunque prezioso, se dovesse essere raggiunto, terzo posto. Certo, i tanti infortuni potrebbero alla lunga, e nel breve, scalfire le sicurezze di Stramaccioni e della squadra. Non per buttare la croce addosso a un calciatore o a un altro, però un conto è giocare con Samuel, un altro con Silvestre, il riferimento non è casuale. Il modulo, le idee, tutto vero. La differenza, nel calcio e negli altri sport, l’hanno sempre fatta e sempre la faranno i singoli protagonisti. Il campione, nel nostro caso. Rialzarsi, subito. Da oggi in poi, conta soltanto questo.

 

Raffaele Amato

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