Walter Mazzarri allena un’Inter senza cuore

Walter Mazzarri (Getty Images)

INTER MAZZARRI / MILANO – Fughiamo ogni dubbio: senza cuore, ovverosia senza centrocampo. Che è il reparto più importante, quello che caratterizza nel bene o nel male i risultati di qualsivoglia squadra. Cambiasso, messo lì solo al centro, anche stanotte contro il Chelsea di Mourinho (l’Inter ha giocato con piglio giusto solo il primo quarto d’ora, la gara è terminata 2-0 per gli inglesi), fa un certo effetto: l’argentino, lo sanno tutti, non ha più il fiato dei tempi migliori. E’ una statua, anche perché costretto a fare doppio o addirittura triplo lavoro. Sempre in ritardo, impresentabile a meno che non gli si affianchi un altro mediano con notevole senso della posizione ed eccellente dinamismo. Nel complesso, il reparto nevralgico è piuttosto anarchico, debole nei ripiegamenti difensivi: Alvarez gioca da fermo, non ha sostanza né brio quando ha la palla fra i piedi. Guarin, invece, non è da buttare via: però, il discorso è lo stesso, anche il colombiano manca di verve e spirito di sacrificio. Vuol fare l’attaccante o la mezza punta, non avendo qualità e costanza: corre poco (per questo vuol giocare a ridosso degli attaccanti); è spesso fuori posizione, troppo attaccato a Nagatomo, l’unico esterno interista in grado di puntare e superare l’avversario (con tutti i suoi limiti) tentando il cross da fondo campo, e distante da Cambiasso, si è detto, il solitario nel coro sgangherato della ‘Beneamata’. L’ex Porto dovrebbe tornare a fare il mediano, come qualche anno fa: partendo vicino al ‘Cuchu’, e di tanto in tanto sfondare per vie centrali.

Palacio già in ottime condizioni fisiche, un peccato non poterlo ammirare affianco a Milito: il duo argentino formerebbe una coppia d’attacco perfetta, perché il ‘Principe’ è un eccellente regista offensivo, sa creare varchi e nello stesso tempo sfruttarli; il ‘Trenza’, invece, è un attaccante moderno, polivalente, il giusto collante tra centrocampo e comparto offensivo. Contro il Chelsea, Mazzarri ha schierato una squadra ordinata, o almeno ci ha provato, e con logica tattica: nel secondo tempo ha adottato la difesa a quattro, forse la soluzione migliore per la rosa a disposizione. Il nuovo arrivato, Mauro Icardi, ancora non si è inserito nel contesto nerazzurro: davanti è pressoché nullo se dalle fasce non gli perviene nemmeno un cross decente. Però, lui dovrebbe farsi un po’ più sentire là davanti, sgomitando e mettendoci il fisico facilitando, magari, gli inserimenti di Palacio, Nagatomo e Guarin.

La difesa a cinque, quando il pallino del gioco è in mano agli avversari, è scoordinata e lenta nello scatto: manca di una guida, Ranocchia non ha sufficiente carisma, alza poco la voce ed è troppo timido nei contrasti. Meglio Samuel, pur in tarda età: da Juan Jesus non sai mai cosa aspettarti, incostante ma coraggioso. A volte goffo, altre brillante e sveglio. Difficile fidarsi ciecamente. Campagnaro è una certezza per temperamento ed efficacia – nell’incontro è stato autore di un tackle assassino nei confronti di Terry, costatogli l’espulsione -, persino quando come suo solito sale come un carro armato sulla fascia destra. Belfodil, visto nella ripresa, assai altalenante: non si muove senza palla, promette bene quando mette impegno anziché ciondolare sulla trequarti nemica. L’undici e la rosa sono da migliorare, in tutti e tre i settori: servono un centrale, due mediani, un laterale destro e una punta. Se resta così, l’Inter potrà ambire al massimo a un piazzamento per l’Europa di minor prestigio. Altro che Thohir e proclami scudetto, gli stessi ascoltati un’estate fa.

 

Raffaele Amato

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