Gasperini: “Senza Calciopoli l’Inter non avrebbe vinto. E Mourinho…”

Gasperini (Getty Images)
Gasperini (Getty Images)


INTER GASPERINI CALCIOPOLI
/ ROMA – Che Gian Piero Gasperini non sia mai riuscito a digerire il fallimento totale della sua esperienza all’Inter, non è certo un mistero. Il tecnico di Grugliasco, nei due anni trascorsi dal suo esonero, non si è mai tirato indietro dal lanciare pesanti bordate ai nerazzurri: alla squadra, alla dirigenza, a Massimo Moratti. Nel corso di un’intervista a ‘La Repubblica’, però, l’attuale tecnico del Genoa è riuscito a spingersi persino oltre sputando letteralmente sulla storia recente dell’Inter.
Ecco le sue parole: “Dopo l’era di Mourinho era il momento di cambiare tutto, e io pensavo che stravolgere il sistema giocando con la difesa a tre fosse un ottimo modo per farlo. Ma tutti all’Inter mi consideravano un irresponsabile. Il presidente, l’ambiente e la critica avevano già deciso di bocciarmi in partenza. Eppure, adesso i nerazzurri giocano con la difesa a tre: sono una buona squadra, che ha persino tenuto testa alla Juventus sul piano del gioco, ma ora hanno un po’ perso la bussola. C’è da dire, però, che i ritmi delle prime tre sono insostenibili”.

Gli viene poi chiesto perchè è così difficile vincere all’Inter: “Tra i nerazzurri non esiste il concetto di gioco di squadra. A differenza del Milan, hanno sempre basato le proprie fortune su giocatori individualisti come Ronaldo o Ibrahimovic; e prima di Mourinho aveva fallito persino Marcello Lippi. Il portoghese, quando era a Milano, ha vinto perchè ha potuto dettare la linea, ha ceduto Ibrahimovic e con quei soldi ha preso Eto’o, Sneijder, Milito, Thiago Motta e Lucio. Quando c’ero io, invece, hanno venduto Motta ma non hanno preso Palacio. Senza Calciopoli, comunque, l’Inter avrebbe continuato a non vincere niente: è stata quella la svolta. E, difatti, adesso le cose sono tornate com’erano prima. Forse Benitez avrebbe potuto fare bene, ma meritava maggiore fiducia; a me, poi, hanno dato solo due mesi prima di mandarmi via”.

Alessandro Caltabiano

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