Inter, un anno di Thohir in 10 frasi

Erick Thohir
Erick Thohir

INTER THOHIR / MILANO – Da un anno Erick Thohir è il proprietario dell’Inter. In dodici mesi il patron nerazzurro, succeduto a Massimo Moratti, ora azionista di minoranza e presidente onorario, ha operato molti cambiamenti soprattutto in società. Estirpando dirigenti e uomini legati assai all’ex numero uno, da Branca al dottor Combi, e ingaggiando manager dal curriculum ricco e variegato, tutti o quasi di stampo anglo-americano. In parte ha cambiato anche la filosofia del club, più programmazione e meno improvvisazione. Meno isteria.

Sul piano sportivo, l’acquisto top è stato Hernanes, pagato 20 milioni, mentre negli ultimi mesi ha fortificato il nuovo progetto (triennale) rinnovando i contratti di Ausilio (fino al 2017) e Mazzarri (fino al 2016). Due i suoi obiettivi immediati: dal lato finanziario, abbattimento dei costi e aumento dei ricavi per raggiungere quanto prima il pareggio di bilancio; dal lato sportivo, il ritorno in Champions League, ovvero nell’elite del calcio mondiale che vuol dire anche maggiori introiti.

In un anno Thohir ha pure rilasciato molte dichiarazioni, alcune interessanti altre discutibili: eccole, nell’ordine proposto da ‘La Gazzetta dello Sport’.

L’ingresso: “Sono onorato che Massimo Moratti mi abbia affidato la responsabilità di guidare l’Inter in un nuovo capitolo della sua storia. Sono un imprenditore, ma prima ancora un tifoso e un amante dello sport”.

La motivazione: “L’Inter ha un grande nome ed è una bella opportunità con le condizioni giuste per essere acquisita. Ha una storia importante in Europa e nel Mondo”.

Il progetto: “I tre pilastri del progetto sono: rendere il club sano economicamente, costruire una squadra e un management forte, ampliare la presenza globale del marchio”.

Ventola sopra tutti: “Facile citare il trio tedesco, Baggio o Ronaldo. Io però cito Ventola, Fresi e Martins perché hanno avuto infortuni, ma comunque hanno aiutato l’Inter”.

L’obiettivo: “Vogliamo far parte dei 10 migliori club nei prossimi 10 anni. Dobbiamo vincere, giocare bene, mantenere le finanze del club in salute”.

Il coro: “E chi non salta rossonero è», sparato nel microfono in un italiano più che limpido. Mentre a Giacarta, un paio di settimane dopo, cambiò le cromature: “Chi non salta bianconero è” di fronte a un gruppetto di tifosi.

Lui e Mazzarri p.1: “Ci fidiamo l’uno dell’altro ma, e non è una scusa, abbiamo bisogno di tempo per lavorare insieme al meglio. Lui mi piace anche per come fa giocare la squadra. Poi è ovvio che ora dobbiamo ricominciare a vincere”.

Lui e Mazzarri p.2: “Mazzarri sarà il nostro allenatore per diversi anni perché cerchiamo stabilità e fedeltà. Non ci interessano soluzioni rapide e temporanee. Tutto deve seguire una strategia, chiaro che allo stesso tempo voglio dei risultati. Non posso permettermi di essere fedele senza risultati, non sarebbe positivo”.

La religione: “Grazie ad Allah siamo in Europa”.

Disegno divino: “Sono diventato socio di Moratti perché così è stato deciso nell’alto dei cieli. Con l’acquisto dell’Inter sono diventato una sorta di pr dell’Indonesia”.

 

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