Uno sguardo al 2014: le pagelle dell’Inter

Javier Zanetti
Javier Zanetti

INTER 2014 / MILANO – Anche il 2014 è storia, ormai, e per la redazione di Interlive.it arriva il momento di trarre un bilancio di quanto accaduto durante gli scorsi dodici mesi. Nell’anno solare appena concluso, cominciato con il controverso scambio (poi fallito) tra Guarin e Vucinic e terminato con l’Inter relegata addirittura all’undicesimo posto in classifica, sono state parecchie le tematiche interessanti: la cacciata di Marco Branca ha costituito un episodio epocale per la storia recente nerazzurra; l’addio di Zanetti ha commosso i cuori di tifosi e addetti ai lavori, mentre il quinto posto conquistato al termine della stagione 2013/14 ha permesso alla società di rimettere piede in Europa (seppure dall’entrata secondaria); quest’ultimo scorcio di annata ha invece portato in dote il fallimento di Mazzarri e la sua sostituzione con l’adorato Mancini, figliol prodigo ritornato all’ovile dopo sei anni di peregrinazioni da un angolo all’altro del continente.

I MIGLIORI

Zanetti: voto 8
L’indimenticato e insostituibile capitano dell’Inter ha lasciato il calcio giocato come avrebbe voluto ed è stato d’esempio fino alla fine, vuoi per l’eroica dedizione con cui ha inseguito il ritorno in campo nonostante un infortunio terribile, vuoi per la dignità e l’umiltà con cui ha accettato tutte le decisioni avverse da parte di un tecnico che avrebbe invece potuto guardare dall’alto in basso, forte del sostegno plebiscitario di spogliatoio e tifoseria, oltreché di un passato vincente al cui confronto quello del suddetto allenatore appare tanto scarno di successi da sembrare insignificante.

Mancini: voto 7,5
Il tecnico jesino merita di essere premiato non soltanto per l’affetto nei confronti della squadra che lo ha reso vincente, ma anche per l’indubbio coraggio che ha dimostrato nell’accettare un ruolo così complicato a stagione in corso, di fronte al rischio – potenzialmente altissimo – di scrivere una pagina nera su un Curriculum Vitae finora ricco di grandi soddisfazioni.
Mancini, in questo primo mese e mezzo di lavoro, ha già mostrato la differenza rispetto al suo predecessore: maggiore fermezza nei confronti della società, maggiore convinzione nei propri uomini e nei propri mezzi (la sua allegria è travolgente), maggiore capacità di creare calcio, anche se la sua squadra è talvolta incappata in errori da matita rossa che possono però essere inseriti in un contesto di crescita continua. Anche nelle difficoltà, i suoi uomini (peraltro calciatori scelti da un altro allenatore) hanno sempre manifestato quella voglia di lottare e non arrendersi mai che fu propria della prima Inter del ‘Mancio’: nonostante le difficoltà, le uniche squadre capaci di sconfiggere i nerazzurri sono state la Roma (obiettivamente fuori portata, almeno per ora) e l’Udinese (per via di un harakiri firmato Palacio). E chissà che adesso non riesca ad ottenere quel che chiede dal mercato…

Icardi e Kovacic: voto 7,5
Continuano a maturare i due gioielli di casa Inter. Come tutti i diamanti grezzi, presentano ancora delle asperità che – si spera – verranno limate dal tempo e dall’esperienza, ma la crescita di entrambi i ragazzi è esponenziale. Il centrocampista croato sta pian piano diventando il faro della mediana nerazzurra, ed ha il grande merito di aver imparato a fare gol: in questa stagione Kovacic ne ha infatti segnati ben 7, incantando la platea con perle di altissima qualità. Ma anche i numeri di Icardi sono in crescita. L’attaccante argentino è infatti andato in gol per ben 12 volte nella stagione 2014/15, confermando i propri progressi rispetto all’annata precedente e permettendo spesso all’Inter di incamerare punti pesanti.
Opinioni – più o meno qualificate – continuano ad evidenziare le mancanze di Kovacic e Icardi ma, se per una volta ci si concentrasse invece su ciò che i due sanno fare, si vedrebbe con chiarezza che al momento l’Inter è dotata di un centrocampista capace di grandissime giocate e di un attaccante pressoché infallibile sotto porta. Del resto non è un caso se le big di mezza Europa li osservano già con l’acquolina alla bocca…

Bolingbroke: voto 7
La sua scalata ai vertici dirigenziali dell’Inter potrà anche essere sfuggita agli spettatori meno attenti ma, in meno di sei mesi, il nuovo Chief Executive Officer nerazzurro ha praticamente spodestato il direttore generale Marco Fassone (per il quale, non a caso, si vocifera di un addio imminente), facendo la voce grossa in tutte le questioni importanti e concedendosi addirittura il “lusso” di screditare l’operato della precedente gestione, quella di Moratti. L’impressione è quella di un manager competente a 360°, più completo e capace di tutti gli altri dirigenti nerazzurri. Con la benedizione di Erick Thohir, che lo considera il proprio braccio destro.

Kuzmanovic: voto 7
Il centrocampista serbo non sarà un fenomeno, ma è giusto che gli venga riconosciuto il grande lavoro svolto per farsi trovare al meglio. Senza mai fare storie, l’ex Fiorentina ha accettato con umiltà le tante panchine e l’ironia figlia del malumore del pubblico nerazzurro, preparando al contempo il terreno per la propria rivincita: i fatti parlano chiaro e, al momento, questo Kuzmanovic è imprescindibile per Mancini come lo è stato per il Mazzarri dell’ultimo periodo, sia per la sua grande duttilità, sia per una condizione fisica a dir poco invidiabile. Sostanzialmente è uno dei pochi ad aver onorato per intero le ‘promesse’ scritte dai calciatori su quel famoso muro di Appiano Gentile…

I PEGGIORI

Vidic e M’Vila: voto 5
Arrivato all’Inter per una nuova sfida professionale e presentato in pompa magna dalla dirigenza nerazzurra, Nemanja Vidic non è riuscito ad imporsi ed ha inanellato una serie di prestazioni condite da errori gravissimi ed ingenuità da prima elementare (il rosso a Torino, lo svarione difensivo a Palermo e via dicendo). Non è tutta colpa sua, dato che sotto la gestione Mazzarri ha giocato sempre fuori ruolo e che Mancini non gli ha mai dato veramente la possibilità di riscattarsi e mostrare il proprio valore; ma certamente ci si aspettava molto di più.
Un discorso simile si potrebbe fare per Yann M’Vila. Il mastino francese, arrivato ad un prezzo molto basso per rilanciare la propria carriera, è stato accolto con favore da stampa e addetti ai lavori, ma non è riuscito a conquistarsi il posto. Rispetto al caso di Vidic, tuttavia, la differenza è data dal fatto che il mediano ex Rennes ha sempre giocato in maniera sufficiente, non riuscendo però a trovare continuità per via dei ripetuti problemi fisici.

Ausilio: voto 5
Sulla carta, l’Inter da lui costruita (senza un soldo) nel corso dell’estate avrebbe potuto funzionare. Se magari Vidic non avesse manifestato una particolare ‘saudade’ verso il gioco espresso in Premier League, o se Osvaldo (autentico colpaccio del dirigente campano) non si fosse infortunato per un mese, o se Nagatomo e Jonathan si fossero mostrati ai livelli della stagione 2013/14 (5 gol e 7 assist per il giapponese, 4 gol e 8 assist per il brasiliano), forse lo avremmo definito addirittura un mago. Lo svolgersi degli eventi non ha invece sorriso al direttore sportivo nerazzurro, mettendo in evidenza alcune pecche nella sua gestione di alcune situazioni: ad esempio, perché cedere in prestito Alvarez per poi buttarsi a capofitto alla ricerca di un Biabiany o di un Bonaventura?
E poi, chi ha prolungato il contratto di Mazzarri?

Palacio: voto 4,5
Il gol segnato contro la Lazio non basta a riscattare le prestazioni inconsistenti (se non addirittura dannose) della prima parte di stagione. Settimane di continui errori sotto porta e di svarioni anche piuttosto gravi, come quello commesso contro l’Udinese, ci rendono l’immagine di un Palacio rimasto in Brasile, a quella finale persa contro la Germania: l’ex attaccante del Genoa, autore di grandi prestazioni nella prima metà del 2014, si è (definitivamente?) logorato nello sforzo di giocare un Mondiale a cui forse, a 32 anni suonati, avrebbe dovuto rinunciare. Se non altro, per riguardo nei confronti di chi gli versa uno stipendio plurimilionario.

Mazzarri: voto 4
Anche se l’onestà e la professionalità di Mazzarri non possono essere messe in dubbio, il tecnico ex Napoli è responsabile dell’affondo nerazzurro come un capitano lo è della nave che gli è stata affidata. Da quello che risulta all’esterno, il toscano ha avallato ogni singola scelta operata da Ausilio sul mercato; si è intestardito sul 3-5-2 facendo giocare mezza rosa fuori ruolo, snaturandosi anche dal punto di vista tattico quando ha abbandonato il contropiede per puntare su uno sterile possesso palla nella metà campo avversaria; non ha mai saputo motivare i giocatori, se non nella prima fase della sua avventura all’Inter; la sua scarsa capacità comunicativa lo ha reso oggetto dello scherno dei sostenitori avversari, cosa indigeribile per un tifoso dell’Inter. Tutto ciò racconta di un fallimento completo, da parte di un uomo francamente inadatto ad una gestione “raffinata” à la Thohir. Con Mancini, umile, intelligente, impeccabile ed ottimo comunicatore (anche in inglese), si comincia a ragionare.

Alessandro Caltabiano 


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