Inter, non serve rivoluzione: la ricetta per tornare in alto

Inter, non servono rivoluzioni ©Getty Images
Inter, non servono rivoluzioni ©Getty Images

CALCIOMERCATO INTER FUTURO / MILANO – Inter, c’è ovviamente depressione dopo la sconfitta inaspettata ma giusta contro il Torino che ha di fatto spento le speranze di rimontare la Roma e quindi qualificarsi al preliminare della prossima Champions. Pure nella partita di ieri, soprattutto dopo il pareggio di Moretti – ma anche nel primo tempo era stata tutt’altro che irresistibile – la squadra di Mancini ha palesato una gigantesca mancanza di personalità, di equilibrio tattico e mentale, di concentrazione, di idee di gioco in generale e di maturità.

Niente rivoluzione, ma un big per ogni reparto

In questa stagione l’Inter ha dimostrato di avere una buona rosa, in grado di competere per il terzo posto se si fossero incastrati o se fossero rimasti incastrati alcuni pezzi del puzzle che ogni tanto Mancini ha perso a causa di una confusione figlia anzitutto di una certa fretta ad ottenere risultati e una classifica per i quali occorrebbe più tempo e programmazione. Comunque, sintetizzando e al netto di voci sui possibili accadimenti futuri (cessioni e così via), siamo contrari e riteniamo-riterremmo sbagliata una (paventata) rivoluzione. Anche quella che di partenza prevede il cambio di guida tecnica, l’ennesimo del post-Triplete. No, questa è un’Inter che per fare il salto di qualità non necessita di mutamenti drastici ma solo (si fa per dire) di almeno tre big, uno per ogni reparto. Tre campioni alla Miranda (per età, capacità ed esperienza), magari un terzino alla Zabaleta, un centrocampista-uomo squadra alla Vieira (o alla Touré, pur sapendo che le ‘cifre’ dell’ivoriano sono impossibili per Thohir) e una seconda punta veloce da affiancare a Icardi. O un centravanti moderno, pronto subito, nel caso l’argentino dovesse essere venduto. La ricetta per far tornare competitiva immediatamente l’Inter non può essere che questa: pochi-pochissimi ma grandi-grandissimi rinforzi per far diventare da 9 o da 10 una squadra che oggi è da 6,5-7.

Raffaele Amato

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