Milito: “Ho realizzato i miei sogni. Se andassi all’Inter…”

Milito ai tempi dell'Inter ©Getty Images
Milito ai tempi dell’Inter ©Getty Images

INTER MILITO / BUENOS AIRES (Argentina) – Milito si confessa. L’ex calciatore, fresco di ritiro dall’attività agonistica, si è concesso ai microfoni di ‘Olé’ per commentare le sue sensazioni. “È difficile togliersi il calciatore dalla testa”, ha rivelato il ‘Principe’. “Oggi posso fare che prima non facevo: prendere un mate con mio padre nell’officina, visitare cugini, amici, portare i miei figli a scuola e andarli a prendere… allo stesso tempo mi sembra di essere in vacanza come il resto della squadra. Negli ultimi sei mesi sapevo che tutto questo sarebbe finito, ma non sono riuscito a prepararmi. Lo sentirò quando gli altri torneranno ad allenarsi, il 21. Oggi me la godo, non ho voglia di giocare, anche se non resterò molto tempo senza fare nulla. Non sono il tipo. Una volta, dopo un’operazione, sono andato in Messico con un professore e l’Inter voleva che non facessi nulla. C’erano 40 gradi e io lavoravo in palestra. Un posto bruttissimo”.

L’addio? Mi vengono le lacrime se ci ripenso, è stata una cosa molto forte. Porterò con me rispetto e amore, cose che valgono più di qualsiasi titolo, sono il massimo. Ho ricevuto i messaggi dell’Inter, del Saragozza, del Genoa, e so che lì avrò sempre le porte aperte. Questi sono i valori che mi hanno trasmesso mia madre e mio padre. Non so se merito tanto. Ho perso parte della mia vita, la mia casa… nel secondo tempo me n’ero andato. Guardavo le tribune, il campo, e pensavo: “Non correrò più qui”. Sono riuscito a realizzare i miei sogni, e l’ultimo l’ho realizzato ritirandomi con questa maglia addosso. A mia moglie dicevo: “Era il mio sogno, e guarda ora…”. A volte il calcio ti porta sul percorso inverso, io ho avuto tutto ma a 36 anni non potevo dare di più. Tanti mi hanno chiesto di restare per altri sei mesi. Avrei potuto, ma il problema è come. Non potevo arrivare al punto di essere trascinato in campo, già adesso mi è costato tanto”.

A.C.

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