Suning, mercato alla Moratti: ma ora l’Inter può sperare in futuro migliore

Inter, Joao Mario è costato 45 milioni ©Getty Images
Inter, Joao Mario è costato 45 milioni ©Getty Images

VOTO GIUDIZIO CALCIOMERCATO INTER / MILANO – La (prima) campagna trasferimenti orchestrata da Suning è stata molto simile alle tante messe in piedi da Moratti negli anni in cui Moratti poteva spendere quasi quanto uno sceicco oggi. Per intenderci: la nuova proprietà nerazzurra ha speso tanti, troppi soldi (più di 100 milioni) – e da una parte questo è uno straordinario segnale per il futuro – per giocatori che, al di là del valore tutto da verificare a lungo termine e nel campionato italiano, con riferimento a Joao Mario e Gabigol, non servivano. O che comunque non erano delle necessità impellenti.

Quei 72 milioni e passa una società, cosa che ancora la nuova-vecchia Inter non è – aspettiamo ancora il benservito a Thohir, uno al quale non bisognerebbe nemmeno affidare la scelta dei palloni ma che invece ha ancora ampi poteri, su tutti quello di scegliere l’allenatore, un compito che spetterebbe ad Ausilio, sempre più deligittimato dal ruolo di ds, a maggior ragione dopo l’avvento di Joorabchian – avrebbe dovuto impiegarli per coprire davvero le falle della squadra. Quella di Frank de Boer ha carenze pesanti in difesa – manca un centrale e uno-due terzini di un certo livello -, a centrocampo – per il ‘gioco’ dell’olandese sarebbe servito un regista (Biglia sarebbe stato utilissimo in un reparto di, calcisticamente parlando, senza cervelli) o quantomeno un metodista alla Luiz Gustavo – e probabilmente pure in attacco. Avremmo visto bene una seconda punta rapida e scaltra, insomma una ‘spalla’ di Icardi.

Per concludere: in questo mercato sarebbero state più utili delle certezze, almeno due campioni per alzare il livello complessivo di una squadra già buona. Invece è stata preferita, considerato lo scellerato cambio di Mancini a dieci giorni dall’inizio del campionato – questa mossa ricorda ancor più il peggiore, ma anche il migliore Moratti -, una rivoluzione tecnica, ideologica. Il divario da Roma e Napoli, complici le partenze di Pjanic e Higuain (anche se gli azzurri hanno rafforzato bene la rosa), è  diminuito, seppur entrambe (specie la formazione di Sarri) siano ancora avanti per gioco e organizzazione. Quello dalla Juventus, ovvero dal vertice – a cui ambiva Mancini, ecco spiegata la richiesta di top -, è purtroppo aumentato. In definitiva, il nostro voto al mercato estivo nerazzurro è 6,5 tendente (con fiducia) al 7 perché i cosiddetti big sono rimasti tutti. Più che sufficiente per provare ad arrivare secondi o terzi.

Raffaele Amato

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