INTER SIMONI INTERVISTA/MILANO-L’ex tecnico dell’Inter Gigi Simoni, si racconta in un’intervista sul blog ‘ilmalpensante.com”. Queste le sue prime parole: “Una sola volta, mi è stata data l’occasione di allenare una squadra di vertice in Serie A. Una sola volta: l’Inter nel 1997-98″. Poi ha aggiunto: “Vi stupirà, forse, sapere che quella, per me, fu la più facile delle gestioni di tutta la mia carriera. Mai un problema, né con la società, né con i tifosi, né tanto meno con i giocatori. E abbiamo vinto, tutti insieme, una Coppa Uefa disputata magnificamente; in campionato abbiamo ottenuto un secondo posto, dietro una Juve, va riconosciuto, fortissima. Inutile tornare su quel campionato, chi ha voluto vedere ha visto, chi non ha voluto vedere, non vedrà mai. Lascio ai posteri, che potranno analizzarlo senza la cecità derivante dal tifo, il compito di capire cosa accadde realmente. Noi lo sappiamo già, senza dubbio alcuno. Fatto è che vincemmo ugualmente e questa per me è la dimostrazione che se vinci (ripetutamente) in Serie B, puoi farlo ovunque. Il gruppo dicevamo. Ecco, per me è fondamentale la gestione dei giocatori. Ogni allenatore dovrebbe riuscire a ottimizzare le risorse che ha a disposizione. È una lezione che ho imparato dai miei maestri: Rocco, Bernardini e Fabbri in primis. Vi porto un esempio. L’estate che fui scelto come allenatore dell’Inter, Massimo Moratti mi disse che potevo scegliere fra Batistuta e Bierhoff. Non avevo dubbi: Batistuta. Bierhoff era forte, ma per me Batistuta è stato uno dei più grandi centravanti di sempre, non per nulla l’ho messo nella mia formazione più forte di tutti i tempi. Poi il Presidente mi disse che forse potevamo arrivare ad un altro giocatore: Ronaldo. Andai a visionarlo a Barcellona e la mia relazione non poteva essere che una sola: prendiamolo se è possibile. Un vero fenomeno, unico, inarrivabile. Faceva ad altissima velocità numeri che sarebbero stati difficili per chiunque a una velocità nettamente inferiore. Ma Ronie, non si limitava ad essere il numero uno in campo; era un ragazzo splendido. Mai una polemica, mai un rimprovero a un proprio compagno per un passaggio sbagliato. Il coro “il fenomeno ce l’abbiamo noi”, nacque nello spogliatoio. Lo cantavano Zamorano, Djorkaeff, Simeone, Javier persino il capitano Bergomi. Tutti insomma e questo fatto è poco conosciuto”. Gli chiedono, come riuscì a inserirlo in squadra e lui ha spiegato: “Semplice. A Ronaldo piaceva molto bere la Coca Cola, personalmente non volevo che i miei giocatori la bevessero, era una fra le bevande che vietavo, ma a lui piaceva moltissimo. Così, riunii tutti i giocatori nello spogliatoio e dissi: “per me siete tutti uguali, tranne uno”. Tutti risero e capirono. E da quel giorno Ronaldo bevve la Coca Cola“.
Luigi De-Stefani