Cottarelli: “Il calcio italiano è un settore che ha bisogno di un ripensamento strategico”

Inter, l’economista Carlo Cottarelli ha dato il so parere sulla situazione del calcio italiano sulla Nazionale e sul progetto Interspac

Carlo Cottarelli , Giacomo Alemani © LaPresse

La Gazzetta dello Sport ha intervistato Carlo Cottarelli economista, tifoso nerazzurro e creatore di Interspac, in merito a quello che potrebbe succedere sul fronte economico dopo l’eliminazione della Nazionale italiana dai prossimi mondiali in Qatar e se avrà effetti molto gravi.

Queste le sue dichiarazioni in merito: “È chiaro che ci saranno perdite di diversi milioni per la Federazione dovuti alla mancata partecipazione e alle sponsorizzazioni che necessariamente salteranno. Però abbiamo vinto l’Europeo otto mesi fa: come non bisognava esaltarsi troppo allora, non dobbiamo deprimerci troppo adesso. Il trionfo di Wembley resta nella storia e può essere comunque un buon traino a livello di immagine anche dopo questa batosta. Sinceramente non credo che gli sponsor nel lungo periodo saranno meno interessati al calcio italiano“.

Gli hanno domandato, se il riferimento era sui nostri club e lui ha confermato: “Soprattutto. Sono convinto che quest’eliminazione non farà perdere alla Serie A il suo appeal, visto pure che è piena di giocatori stranieri”.

Non poteva mancare la domanda che ormai tutti si stanno facendo e gli hanno chiesto da dove ripartire e lui ha spiegato: “Il calcio italiano è un settore che ha bisogno di un ripensamento strategico, a partire dagli stadi che sono piuttosto antiquati e che non consentono di guadagnare quanto questo sport e questo paese meriterebbero, non sono posti in cui le famiglie vanno molto volentieri. Poi non posso non parlare dell’azionariato popolare, che continuo a pensare sia una cosa buona: c’è evidenza che iniziative simili possano aiutare a stringere il legame tra tifosi e club aumentando quindi le entrate”.

L’ultima domanda ha riguardato il progetto Interspac, di cui non si è più troppo parlato e hanno voluto sapere a che punto sia e lui ha risposto: “È un progetto a lungo termine in cui crediamo e su cui continuiamo a lavorare internamente. L’estate prossima rifaremo il punto, probabilmente pubblicando anche la stima di quanto si potrebbe guadagnare grazie all’azionariato popolare”.

 

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