“Tardelli moderno” e campione del Mondo ma all’Inter è stato un rapido flop

Marcos André Batista Santos, meglio noto come Vampeta è entrato nella storia dell’Inter ma decisamente dal lato sbagliato: la storia del brasiliano 

Campione del Mondo col Brasile nel 2002 ma anche clamoroso flop con l’Inter in una manciata di mesi nell’annata 2000/01. Il tutto raccolto nella carriera folle di Marcos André Batista Santos che il grande pubblico conoscerà come Vampeta.

Inter, Vampeta solo di passaggio: il 'Tardelli moderno' amico di Ronaldo che ha subito fatto flop
Vampeta screenshot – interlive.it

Un calciatore controverso per tanti aspetti e che porta in dote curiosità e storie da raccontare già a partire da quel nome che campeggia sulla sua maglietta e che deriva dall’unione tra le parole vampiro e capeta (diavolo) che insieme hanno poi rappresentato il marchio di fabbrica. Brasiliano classe 1974 di Nazaré das Farinhas, Vampeta che di professione ha fatto il centrocampista, ma che ha giocato anche da terzino e da esterno, dopo il Vitoria in patria ha iniziato la sua carriera europea dal PSV Eindhoven dove vince campionato e supercoppa e incrocia la sua strada con un altro brasiliano illustre, Ronaldo ‘il Fenomeno’. La saudade tipicamente sudamericana è evidente e non mancano un paio di ritorni in Brasile prima al Fluminense e poi al Corinthians, club da cui poi lo acquisterà l’Inter.

Inter, Vampeta solo di passaggio: il ‘Tardelli moderno’ amico di Ronaldo che ha subito fatto flop

Servivano piedi buoni e qualità al centrocampo di Lippi, che lo pretese in persona, con annessa raccomandazione anche dell’amico Ronaldo che al contrario suo all’Inter farà la storia.

Inter, Vampeta solo di passaggio: il 'Tardelli moderno' amico di Ronaldo che ha subito fatto flop
Vampeta screenshot Instagram – interlive.it

30 miliardi delle vecchie lire e quattro a stagione di ingaggio rappresentano l’enorme spesa fatta dal club meneghino per assicurarsi il cartellino di Vampeta. “Sono conosciuto quanto Romario e Ronaldo”, affermò il centrocampista verdeoro che con i suoi illustri colleghi alla fine avrà poco da spartire. Il ricordo che lascia in Italia è infatti fugace e completamente fallimentare, dilapidando ogni enorme aspettative nei suoi confronti e i paragoni illustri con altri grandi del passato. Giancarlo Antognoni ex ds della Fiorentina affermò: “Vampeta simile a Dunga? No, non concordo in pieno su questo accostamento. In realtà lo vedo come un giocatore più offensivo, una specie di Tardelli moderno”.

Un accostamento che si rivelò un autentico buco nell’acqua, almeno stando all’esperienza italiana di Vampeta che al netto della presentazione ufficiale del 5 settembre 2000 fece il suo esordio dai due volti nella Supercoppa Italiana persa per 4-3 contro la Lazio. Prima provoca calcio di rigore per i biancocelesti per fallo su Nedved e poi segna il suo primo ed unico gol milanese con un tiro-cross che si insacca fortunosamente. Col passare del tempo le cose per la squadra vanno male, arriva il cambio in panchina con l’addio di Lippi che tanto lo aveva voluto, e l’arrivo, ironia della sorte, proprio di Tardelli.

Il rapporto non esplose ed anzi in un’intervista di qualche anno fa a ‘Extratime’, Vampeta ha raccontato: “Dopo un allenamento Tardelli, l’allenatore all’epoca appena arrivato, mi disse che non mi conosceva proprio. Io gli risposi che neanche io lo conoscevo e me ne andai. Rimasi 7-8 mesi all’Inter”. Promessa mantenuta perchè dopo tre comparsate in Coppa Italia, altrettante in Coppa UEFA, quella in Supercoppa ed una sola partita di Serie A lasciò l’Inter nel gennaio 2001, ceduto al PSG in cambio di Dalmat. Anche lì il passaggio fu brevissimo e fallimentare, iniziando un girovagare che lo ha portato ad indossare maglie in lungo e in largo per il Brasile.

Curiosamente col passaggio al Flamengo del 2001, il club rossonero cedette Adriano ai nerazzurri in cambio  di metà del cartellino di Vampeta. In una carriera con più ombre che luci curiosamente Marcos André Batista Santos può comunque vantare un Mondiale vinto, seppur giocando solo 18 minuti, con la Seleçao nel 2002, picco massimo di una carriera che avrebbe potuto raccontare molto di più.

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