Dalle pendenze con Oaktree alla causa della China Construction Bank, il presidente dell’Inter continua ad accrescere il proprio monte debitorio
La società nerazzurra ha operato un buon mercato, certo, grazie all’ingente incasso derivante dalla cessione di André Onana al Manchester United e i passati introiti ricavati nella passata stagione. Ma non è ancora esente dal sottolineare alcune difficoltà economiche di rilievo, strascichi di un passato neppure tanto lontano. Niente di più afflittivo.
Il presidente Steven Zhang continua ad addossarsi la responsabilità – in qualità di primo rappresentante del sodalizio nerazzurro e del gruppo Suning – di aver teso la mano ai fondi creditori per la creazione di un finanziamento che continua a maturare. Come raccontato nelle scorse settimane, il debito nei confronti di Oaktree ha raggiunto la vetta dei 360 milioni di euro ed è in crescita per via dell’inasprirsi degli interessi applicati.
Oltre ciò, secondo un recente aggiornamento relativo alla presenza di Zhang al processo di Hong Kong il prossimo 21 agosto, non sarebbe stato onorato un prestito da circa 300 milioni con la China Construction Bank Corporation a chiedere i danni dell’accaduto. Con tanto di voglia di pignorare i beni posseduti da Zhang all’estero, al fine di estinguere l’insoluto.
Zhang corre ancora rischi, il pegno dell’Inter resta sullo sfondo
La situazione debitoria da più di mezzo miliardo di euro preoccupa gli addetti ai lavori. Questi temono l’incapacità di Zhang di ristabilire in tempo la propria posizione, prima che le redini della società dell’Inter passino di diritto ad Oaktree come pegno per il precedente accordo.
Osservano invece speranzosi i potenziali investitori, bloccati dalla volontà del presidente asiatico di non vendere ancora la società a terzi. Fatto salvo per prendere in considerazione eventuali proposte sull’inserimento all’interno dell’organigramma societario come parti integranti del progetto nerazzurro, pienamente nelle sue mani imprenditoriali.