Il 29 ottobre il Meazza dovrà accogliere il ritorno di Romelu Lukaku: ecco come sarebbe meglio trattare chi ha voltato le spalle all’Inter
Si dice che la pena del tradimento cada sempre sopra il traditore. Non c’è però bisogno di augurare alcun tipo di male all’ex Inter Romelu Lukaku. Chi gli ha voluto bene, come hanno fatto i tifosi nerazzurri, ed è stato dunque felice di vederlo con la maglia dell’Inter addosso, desidererà ora e sempre che il belga sia soddisfatto di ciò che ha voluto. E che in un modo o nell’altro possa risollevare la sua carriera, senza più perdersi.
Ecco perché nel momento in cui tornerà in quello stadio che lo ha acclamato, perdonato, incoraggiato e difeso, nessuna voce offensiva od offesa dovrebbe levarsi contro di lui. Non servono fischi né insulti. L’Inter è già andata avanti. Lautaro ha tracciato, anche in questo caso, la strada migliore e più costruttiva da seguire per reagire a ciò che è stato: guardare avanti e lasciar cadere l’argomento.
Il trasferimento mancato all’Inter è già storia passata. Se n’è discusso fin troppo. Ora tocca ai tifosi della Roma preoccuparsi nel bene e nel male di Lukaku. Agli interisti non deve interessare ciò che gli riguarda. Certo, qualcuno è ancora sconvolto, ma la rabbia è un sentimento inutile che può solo destabilizzare.
Nella Capitale, nei pressi dello stadio Olimpico, è stato appeso dalla curva nerazzurra uno striscione con la scritta “Lukaku infame“. Un messaggio inutile e becero. Non in stile Inter. Non che gli ultras abbiano molto a che fare con lo stile Inter…
Una scelta sbagliata: il Meazza non deve sfogare la propria rabbia contro Lukaku
Che senso ha far ricadere colpe su Lukaku? Il belga non si è macchiato di empietà né ha trasgredito a un patto etico. Ha fatto solo il proprio interesse. Ha preferito per motivi personali di rifiutare la possibilità di un ritorno all’Inter, trattando con la Juve, il Milan e in seguito con la Roma.
Semmai ha sbagliato a illudere i tifosi, mostrandosi legato visceralmente all’Inter e dichiarando di voler fare di tutto per continuare a giocare in nerazzurro. E forse non è stato elegantissimo nel momento in cui è sparito, ha dissimulato i propri reali interessi e giocato su più tavoli. Ma il Meazza non deve dar peso a tutto ciò che è stato: Lukaku non c’è più, e con lui non ci sono più nemmeno tutte questi nebulosi atteggiamenti.
I tifosi vogliono che Lukaku si renda conto di tutta la delusione che ha provocato in chi lo adorava? Fischiandolo non farebbero altro che aiutarlo ad autogiustificarsi e a nascondersi nelle proprie convinzioni reattive. Meglio quindi una signorile indifferenza. Meglio concentrarsi su chi c’è ancora: Lautaro, Bastoni, Barella. E su chi è arrivato: Thuram, Arnautovic…
Guardandosi intorno e ascoltando quel tifo Lukaku capirà. Sentirà l’amore cui ha voluto rinunciare. Nessun odio. Nessuna offesa. Solo ricordi. L’interista ora dovrà fare il tifo per Thuram e sperare che sia un degno sostituto del belga. Tutto qui. Niente più Lula e niente Thula (sia il francese che l’argentino non hanno per ora gradito la sigla). Ora è tempo della Lubala (la coppia Lukaku-Dybala, che forse debutterà contro l’Empoli, dopo la sosta delle Nazionali).
Poi, chissà, magari José Mourinho deciderà di fargli saltare quella partita contro l’Inter in programma per fine ottobre, per evitargli le forche caudine. Ma può anche darsi che Lukaku si impuiti per esserci. Caratterialmente è uno che si esalta in situazioni del genere. Ed ecco un’altra ragione per trattarlo con indifferenza.