Inzaghi è cresciuto tanto sul piano mentale e oggi le alternative non sono più i Gagliardini e i Correa. Questo in un torneo lungo e faticoso come il campionato può fare davvero la differenza
La fame dei nuovi e dei vecchi è l’aspetto che più contraddistingue questa Inter. E che ha contraddistinto il derby col Milan. Emblematico il raddoppio su Hernandez di Barella e Dumfries a fondo campo. Ed eravamo solo all’inizio, con l’Inter in vantaggio…
La voglia di recuperare subito palla, di arrivare prima degli avversari, la squadra di Inzaghi sta mostrando grande solidità (ieri il primo gol incassato) ma soprattutto quella voglia di vincere ammirata nella seconda parte della scorsa stagione e che la condotta in finale di Champions. I vecchi – da Lautaro a Barella – trascinano i nuovi, oppure il contrario perché un Thuram così nessuno poteva aspettarselo. Esplosivo, appunto affamato, e decisivo. Ma con la giusta cattiveria si sono inseriti anche gli altri nuovi arrivati, Frattesi in primis. Oggi le alternative non sono più i Gagliardini e i Correa, e questo in un torneo lungo e faticoso come il campionato può fare davvero la differenza. Il mercato estivo è stato caotico, ma alla fine ha restituito a Inzaghi, che ha quell’umiltà che manca a Pioli e che cresciuto tanto sul piano mentale dopo un’annata molto tormentata in particolare per lui, una rosa profonda, più a sua immagine e somiglianza. Forse è davvero questa la prima vera Inter di Inzaghi.