Il provider di streaming sportivo porta a casa un risultato interessante per il futuro quinquennio di programmazione calcistica in Serie A, ecco la novità che trova l’interesse condiviso dei club italiani
DAZN e Sky ancora insieme per il prossimo quinquennio 2024-2029. Questa è l’ultima notizia che rinnova l’impegno delle due piattaforme nell’acquisizione dei diritti televisivi e di trasmissione delle partite del campionato di Serie A. La prima, nello specifico, avrà tra le mani sette dei dieci incontri in esclusiva. I restanti tre, invece, andranno al colosso britannico.
Fin qui nulla di davvero nuovo. Quel che più stuzzica l’attenzione dei tifosi ma soprattutto dei club in prima persona sono le cifre messe sul piatto nell’accordo con la Lega Serie A. Diciassette rappresentanti su venti – pari al numero dei partecipanti al campionato – hanno infatti apprezzato l’offerta da circa 900 milioni di euro annui destinata ad accrescere grazie a quel che in gergo viene definito revenue sharing. Nonostante un primo approccio timido, la cifra potrà infatti presto eguagliare quella attuale e infine superarla. Ma in cosa consiste esattamente questo nuovo meccanismo di condivisione degli incassi?
Cos’è il revenue sharing e come impatta sugli incassi dei club in Serie A
Nel dettaglio, si tratta di una caratteristica che potrebbe apportare nelle casse dei club un introito del 50% dei ricavi totali ottenuti da DAZN nel momento in cui venisse superato l’obiettivo dei 750 milioni di euro di abbonamenti sottoscritti sulla piattaforma.
In altri termini, in caso di crescita del numero di abbonati (ad un ritmo medio del 12%) crescerebbe il bonus da destinare alle casse dei club, facendo crescere vertiginosamente anche il valore complessivo dell’offerta verso il miliardo di euro. Esattamente quanto i club speravano di ottenere mesi addietro da questo accordo.
Oltretutto, anche le nuove sanzioni in materia di contrasto alla pirateria per ogni forma di streaming sportivo illecito potrebbe dare un ulteriore slancio alla manovra, andando a stimolare una fetta di utenza restia alla sottoscrizione di abbonamenti lineari. Scemata, almeno per il momento, l’idea di fondazione di un Canale di Lega. Per quanto interessante e lungimirante, tale progetto andrebbe a sconvolgere certi equilibri di mercato ben radicati.