Caro Mourinho, il vero feeling è che ti sia andata di lusso

È una questione di feeling per José Mourinho, l’ex eroe del Triplete che non crede di aver meritato di uscire sconfitto contro l’Inter

Penso che il feeling di tutti, non solo il mio, anche loro, del loro stadio, era che la partita sarebbe finita con un pareggio“, ha dichiarato José Mourinho a fine match, prima di cominciare a prendersela con l’arbitro, la Lega, la sorte avversa e altri vaghi ma orribilissimi nemici della giustizia.

Mourinho non accetta la sconfitta contro l'Inter
José Mourinho (LaPresse) – interlive.it

Dopo aver ribadito più volte durante la settimana precedente a Inter-Roma di dover affrontare una sfida impari contro una squadra più attrezzata e più riposata, in uno stadio avverso, Mourihno sembra non aver digerito la sconfitta che egli stesso aveva annunciato. A fine incontro, da squalificato, si è presentato comunque di fronte alle telecamere per le interviste di rito, cominciando a salmodiare scuse e alibi, intervallate da accuse e riferimenti non troppo ficcanti ad ammonizioni scientifiche e iniquità decise dal palazzo.

In base a quanto espresso, sembra che Mourinho non abbia affatto accettato la sconfitta contro l’Inter. Lo Special One ha di fatto definito l’1-0 finale come un risultato bugiardo. Nessun riferimento al pessimo gioco offerto in campo dai giallorossi, all’unico tiro in porta in 95′ contro i 19 tiri totali dell’Inter… Secondo Mou, a determinare la sconfitta della sua squadra sarebbero stati l’arbitro Maresca e la Lega di Serie A.

“Considerate le assenze e la fatica, abbiamo fatto una gara importante, controllata”, ha detto a Roma TV. Dopodiché ha lasciato intendere che l’arbitro avrebbe ammonito giocatori che sembrano scelti apposta: Mancini e N’Dicka, i due difensori, e Paredes e Cristante, i due incontristi a centrocampo. Certo, la Roma ha subìto 4 cartellini gialli, ma l’Inter ne ha subìti 3. Inoltre Paredes è stato graziato dal secondo cartellino giallo, per un fallo al limite dell’area su Thuram.

Il Mourinho che parla di “feeling” pareggio non ha nulla a che fare con l’eroe del Triplete

Dispiace anche che non ci sia tanto rispetto per i miei giocatori. L’atteggiamento dell’arbitro con Mancini dice tutto“, ha continuato Mourinho. E subito dopo ha preso a snocciolare i nomi degli assenti: “Spinazzola, Smalling, Dybala, Pellegrini sono metà squadra. Siamo venuti qua senza metà squadra, con un altro regalo della Lega perché non possiamo giocare lunedì ma subito domenica. La squadra ha avuto l’atteggiamento giusto: meritavamo di più“.

Mourinho su Inter-Roma
Lukaku vs Acerbi in Inter-Roma

Meritavano di più? Il feeling, come lo chiama Mourihno, era davvero da pareggio? Be’, numeri alla mano, fosse finita 3-0 per l’Inter, nessuno avrebbe potuto parlare di risultato ingiusto. E Mourinho lo sa.

Il portoghese è sempre stato un oratore raffinato, capace di manipolare, anche per gioco, l’evidenza per poter sottolineare aspetti marginali o sottaciuti della realtà. Un tempo fondava la sua ars retorica sull’ironia e sull’arroganza del vincente.

Si poneva in primo piano, distorcendo la percezione esatta degli eventi, per assumersi gli oneri e gli onori della vittoria. Screditava gli avversari, mettendo impietosamente in risalto i loro fallimenti, per accrescere il proprio valore. Da qualche anno non può più farlo. Può soltanto screditare l’argomentazione degli avversari in modo fallace. Denunciare le sconfitte subìte come effetti imposti. Presentarsi come uomo scomodo costretto a lottare contro tutto e tutti.

Dov’è finito il vero Special One?

Mou parla di “feeling pareggio” e si scherma attraverso due degli argomenti cardine della sua recente retorica: l’arbitro avverso e la lotta impari contro una squadra meglio attrezzata. Al netto di una gestione non perfetta dell’arbitro e dell’oggettiva differenza di qualità e quantità delle rose, Mou nega l’evidenza, ovvero che il feeling di Inter-Roma era da 3-0.

Mourinho attacca arbitri e Lega
José Mourinho (LaPresse) – interlive.it

Le frasi a effetto, i proclami roboanti e il vittimismo da martire avevano senso quando riuscivano a comportare risultati sul campo, o almeno quando erano combinati, anche indirettamente, a delle vittorie. Ma adesso sembra che il massimo a cui possa ambire lo Special One è appunto un pareggio, senza mai giocare la partita a viso aperto, senza proporre gioco o fidarsi dei propri interpreti.

Si lamenta, Mou. Anche se quest’anno ha ottenuto nuovi giocatori di livello come Romelu Lukaku, Leandro Paredes, Renato Sanches, Evan Ndicka Evan Ndicka, Houssem Aouar, Rasmus Kristensen e Sardar Azmour. Si lamenta e non si accorge che un allenatore non dovrebbe mai far capire di non fidarsi dei suoi uomini. Ma per il portoghese, senza Dybala e Smalling, la Roma è senza mezza squadra. O è senza allenatore?

Dov’è finito lo Special One? L’età che passa è un altro alibi. Il Mou che hanno conosciuto gli interisti era un coach più entusiasta e divertito dal calcio. Non attaccava per giustificarsi ma per glorificare sé stesso e la propria squadra. Oggi l’allenatore della Roma sembra invece un uomo stanco e rancoroso.

Chi apprezza le virtù e accetta le perfettibili peculiarità caratteriali del portoghese sa che la sua fierezza e la sua onestà intellettuale non possono essere scomparse. Torneranno a galla, prima o poi. Una questione di feeling, dicevamo. Magari non ce n’è più con la Roma.

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