Piovono pesanti accuse ai danni del club nerazzurro per presunti illeciti finanziari, aiuti istituzionali illegittimi e legami malavitosi nel corso dell’era Zhang
L’addio di Simone Inzaghi alla panchina dell’Inter sancisce la chiusura di un ciclo durato quattro lunghe stagioni vissute all’insegna di grandi successi, qualche delusione di passaggio e l’alternanza di ben due gestioni societarie differenti.
Adesso il club di Viale della Liberazione s’appresta ad aprire un ciclo nuovo, forte di un comparto finanziario rinvigorito dai grossi ricavi derivanti dalle competizioni cui ha preso parte. Ma non senza trascinare dietro di sé qualche ombra del passato, legata all’era Steven Zhang.
Nelle scorse ore, il portale francese ‘footmercato.net’ ha dato risalto ad un documento redatto da un consulente finanziario londinese – vicino ad uno dei gruppi precedentemente interessati alle quote dell’Inter, prima dell’acquisizione di Oaktree – e pubblicato dal sito ‘affariitaliani.it’, dal contenuto piuttosto delicato.
All’interno del documento, infatti, sono presenti annotazioni e studi che comproverebbero una gestione tutt’altro che lecita e regolare da parte della vecchia proprietà Suning, nel periodo temporale che oscilla fra il 2016 ed il 2019. Ecco cosa è saltato fuori.
Inter, nuove accuse per presunti illeciti nell’era Zhang: “Coperti dalla FIGC”
Le accuse presentate dall’autore del documento ai danni dell’Inter e riportate successivamente da ‘footmercato.net’ per dovere di cronaca appaiono pesantissime.
Dagli “accordi di sponsorizzazioni fittizi in Cina”, alle disposizioni della FIGC volte a coprire il profondo deficit del club meneghino, per poi finire ai rapporti con ultras e personaggi facenti capo alla malavita.
Un mix che, a detta del portale francese, risveglierebbe persino i “fantasmi del caso Calciopoli” e poterebbe alla luce tantissime criticità societarie, tutte ben mascherate.
Al momento del suo avvento nel mondo Inter, l’ex proprietà cinese Suning avrebbe anzitutto “creato una serie di sponsorizzazioni locali che hanno generato 300 milioni in tre stagioni, ovvero il 27% delle entrate totali del club in quel periodo”.
Più della metà di questi introiti, pari a 165,6 milioni, sarebbero derivati da “accordi contrattuali fantasma con partner terzi”, sottoscritti per rinforzare i bilanci in rosso e volti a tamponare le sanzioni imposte dall’UEFA in materia di Fair Play Finanziario. Debiti che altrimenti “le entrate tradizionali” (diritti tv, botteghino, merchandising, ecc) non avrebbero potuto colmare.
Quindi sarebbero intervenute le istituzioni calcistiche italiane per coprire una “situazione finanziaria precaria, figlia di pratiche discutibili” e che avrebbe dovuto invece portare la società dell’Inter alla “liquidazione giudiziaria”. In tal senso, la FIGC avrebbe “pressato la COVISOC”, cosicché venisse evitata l’esclusione del club nerazzurro dal massimo campionato calcistico italiano.
Infine, si legge, appaiono altrettanto dubbi i “riconoscimenti pubblici ricevuti dal club” in un momento storico in cui erano già state avviate le indagini da parte degli organi giudiziari competenti per i presunti rapporti coi gruppi organizzati degli ultras.