Qualche anno fa, Beppe Marotta aveva lasciato intendere che si sarebbe ritirato entro il 2025
L’attuale presidente nerazzurro aveva chiarito la propria volontà di chiudere la sua carriera dirigenziale “non troppo in là nel tempo” e di dedicarsi ad altro. Per esempio alla politica… In alcune interviste del 2022 e 2023, aveva parlato di fine mandato e di un’uscita graduale, ipotizzando il 2024 o 2025 come orizzonte naturale per un suo addio al club nerazzurro.
Tutto è cambiato con la fine dell’era Zhang. Con l’arrivo di Oaktree, Beppe Marotta è diventato presidente del club nerazzurro. E oggi le sue intenzioni sembrano essere assai diverse da quelle annunciate.
Il dirigente varesino ha assunto un ruolo ancora più strategico all’interno del club nerazzurro. Il suo potere è cresciuto non solo a livello sportivo ma anche a livello istituzionale. Ed era quello che voleva: passare a un ruolo rappresentativo e politico.
Intanto, l’ex Juve si sarà anche affezionato al nuovo progetto. Sotto la sua guida, l’Inter ha vinto due Scudetti, di cui quello della seconda stella, due Coppe Italia e ha raggiunto la finale di Champions League. E la reputazione professionale di Marotta non è mai stata così alta. Oaktree si fida ciecamente del suo operato e lo ha reso il vero comandante della società.
Ancora all’Inter: Marotta si sente un vincente in nerazzurro
Beppe è coinvolto: si intuisce che il nuovo ruolo gli piace molto e che all’Inter si trova bene. Parla esprimendo un grande senso di appartenenza e con orgoglio… Eppure, si potrebbe obiettare che Marotta ha vinto molto di più con la Juve che con l’Inter.
Con la Juventus, Marotta ha vinto 7 Scudetti, 4 Coppe Italia, 3 Supercoppe Italiane. Con l’Inter, invece, si è fermato a 2 Scudetti, a 2 Coppe Italia e a 3 Supercoppe italiane.
Marotta è stato prima direttore generale poi amministratore delegato della Juventus dal 2010 al 2018. All’Inter è arrivato nel 2018 come ad di area sportiva per poi assumere il ruolo di presidente esecutivo. In bianconero si muoveva soprattutto dietro le quinte, lasciando i riflettori a Paratici e a Cherubini.
In nerazzurro, è diventato subito una figura centrale. Con Zhang nascosto in Cina e poi con Oaktree tipo divinità assente, Marotta si è assunto l’onere di incarnare il volto pubblico del club. Inoltre ha Milano, specie dopo l’uscita dei cinesi, ha avuto un’autonomia decisionale quasi totale. Mentre alla Juve doveva confrontarsi sempre con Agnelli e Paratici.
L’ultima tappa della carriera
E per uno che ambisce a un ruolo da leader istituzionale e strategico, l’Inter è di certo un ambiente più stimolante e congeniale. Lui stesso ha detto tempo fa: “Alla Juve ho imparato la cultura della vittoria, che ho portato all’Inter”.
Dopodiché ha espresso soddisfazione per il modo in cui è stato accolto dall’ambiente. Credeva di dover gestire un po’ di diffidenza per via del suo passato, e invece è stato subito adottato dai tifosi e rispettato dai colleghi della dirigenza.
Oggi si sente più saggio e completo, lavora bene con Oaktree e con Ausilio. Per questo ha scelto l’Inter come ultima tappa della sua carriera. Vuole vincere con l’Inter, il club dove ha affrontato le sfide più coinvolgenti. Vuole vincere per la prima volta da presidente.
Non gli bastano le due finali di Champions (anche con la Juve è arrivato allo stesso non-traguardo)… Marotta è orgoglioso di aver tenuto a galla il club dopo il ciclo vincente con Suning, quando si è profilata una bruttissima crisi di liquidità, con debiti e scadenze pesantissime. Ed è anche fiero di aver potuto gestire la transizione verso la nuova proprietà Oaktree, mantenendo alta la competitività e la stabilità del club.