L’Inter di Chivu è nata sotto una buona stella, vista l’ottima prestazione contro il Torino: c’è un principio in comune con Klopp
La vittoria per 5-0 contro il Torino è un biglietto da visita niente male per l’Inter. I nerazzurri hanno mostrato grande cattiveria e dominio del campo, ma anche grande qualità nelle soluzioni offensive. Il risultato è un punteggio roboante, ma anche tanti gol segnati e zero subiti, senza mai davvero rischiare.
Insomma, per un allenatore è la serata e l’epilogo ideale, ma non bisogna fare l’errore di rilassarsi e la prova della continuità è la più difficile da superare, soprattutto per i più giovani. Di sicuro, dopo la prima uscita stagionale, si può azzardare una panoramica sul gioco di Chivu e sulle novità che ha portato.
Innanzitutto, occhio al modulo e alla novità dopo il mancato arrivo di Lookman. Chivu è ripartito dal 3-5-2, marchio di fabbrica di Inzaghi, ma con un’interpretazione molto diversa: ora i braccetti restano bloccati, il centrocampo ha una composizione diversa, con le mezzali più aperte e pronte a inserirsi in area di rigore.
L’impostazione può variare, ma contro il Torino abbiamo visto un 4+2 in cui solo uno tra Sucic e Mkhitaryan si abbassava a creare gioco. Nel finale poi, Chivu ha anche sperimentato un 3-4-2-1 con due centrocampisti alle spalle di una punta: rivedremo anche questo.
Cosa accomuna Chivu a Klopp nella nuova Inter
La grande cattiveria nell’interpretazione del modulo è evidente. L’Inter non esagera nel pressing alto, ma è chiara la voglia di riaggressione e recupero veloce del pallone, un principio molto provato in allenamento e che è stato molto efficace contro il Torino.
Le marcature preventive hanno funzionato molto bene e permesso ai nerazzurri di non subire contropiede da parte degli uomini di Baroni. È chiaro che la difficoltà cambiare quando muterà il livello dell’avversario, ma la voglia di riconquista è parsa comune tra tutti i calciatori in campo e ha ricordato il primo Klopp, anche precedente rispetto all’esperienza a Liverpool.
Questo potrebbe essere un fattore decisivo per la pericolosità dell’Inter, ma lo è anche il modo in Sucic entra nel campo e sforna qualità al limite – presto potremmo rivedere anche Barella in questa veste. Infine, il grande valore dato ai subentranti potrebbe fare la differenza.
Avere rotazioni più pronte ed efficaci potrebbe essere un biglietto da visita niente male per competere su tutti i fronti. E proprio questo voleva creare l’Inter.