Bordon: “Handanovic per me potrebbe fare la stessa carriera di Zoff”

Inter, l’ex portiere Ivano Bordon ha voluto ricordare alcuni dettagli della sua carriera in nerazzurro durata 13 anni ma soprattutto dare un consiglio alla dirigenza e al suo successore Samir Handanovic

Ivano Bordon – inter.it

INTER BORDON INTERVISTA/ L’ex portiere dell’Inter Ivano Bordon è stato intervistato da Itasportpress.it. La prima domanda ha riguardato due suoi successori in nerazzurro: Walter Zenga e Samir Handanovic. L’ex estremo difensore ha voluto essere diplomatico e ha spiegato: “Sono due portieri forti con un carattere diverso, non riesco a fare paragoni. Ma quello che mi sento di dire sull’attuale estremo difensore nerazzurro è che deve rimanere a lungo a Milano. Per me potrebbe fare la stessa carriera di Zoff alla Juventus e smettere a 41 anni. Quest’anno lo sloveno con la fascia di capitano si sente più responsabilizzato e più sicuro di se e dà fiducia alla squadra . Non c’è un motivo per cui l’Inter debba separarsi da Handanovic in futuro”. Dopo aver parlato dei suoi colleghi, si entra nel vivo e si parte con una partita entrata nella storia, quella in coppa Campioni contro il Borussia Moenchengladbach nel ’72 e l’ex portiere ha detto: “Il ricordo indelebile è sicuramente il calcio di rigore dopo 15′ del primo tempo parato ai tedeschi. Io riuscì a neutralizzare la battuta di Sieloff. Ma di quella partita ci sono diversi episodi che mi piace anche ricordare. Ho contato, rivendendo il match in dvd, circa sette miei interventi decisivi ma non dimentico le 15 uscite alte dove col pallone bagnato e un’area di rigore affollata, respingevo di pugno“. Dopo la partita di Coppa Campioni, l’ex giocatore ha ricordato anche il suo secondo scudetto in nerazzurro quello del 1979/80, vissuto completamente da protagonista rispetto a quello del 1970/71 in cui si alternava con Lido Vieri e ha ricordato: “Era una squadra che già l’anno precedente aveva messo le basi per lo scudetto e crebbe in noi la consapevolezza di essere una buona compagine e un gruppo assortito. Giocavamo anche bene e l’anno seguente lo dimostrammo. Un gruppo coeso e tutto italiano con ben otto calciatori che provenivano dal settore giovanile. Un tricolore davvero meritato”. Gli hanno domandato quanto potrebbe valere quell’Inter e lui ha risposto: “Ogni squadra vincente ha la sua storia. L’Inter di Trapattoni ha ottenuto un record importante e poi quella del portoghese lo storico Triplete. Noi eravamo tutti italiani in campo ed è questa l’unica cosa diversa tra l’Inter di Bersellini e le altre. Nel ’79 eravamo anche moderni intendo come velocità di giocata e ricordo come uscivano bene palla al piede dalla difesa“.

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Dopo i ricordi dolci ecco quelli amari, come il suo commiato nel 1983 e ha dichiarato: “Lasciare l’Inter dopo 13 anni è stato un vero colpo basso. Ero arrivato appena 15enne e andarsene a 32 anni non è stato semplice. Non sarei mai andato via ma capii che lo staff dirigenziale aveva cambiato idea. Io non ho litigato con nessuno e mai creai problemi ai dirigenti anche quando si discuteva del contratto”.

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