Al termine di Inter Juventus, alcuni nerazzurri hanno dato luogo a uno scambio di manate e insulti non proprio edificante con gli juventini. Protagonisti D’Ambrosio e Paredes (poi espulsi) ma anche Correa e Vlahovic
Che Joaquin Correa sia sceso in campo contro la Juventus ieri sera lo sappiamo grazie al fatto che a fine partita ha messo le mani al collo di Dusan Vlahovic. Cos’è successo di preciso fra i due?
Tutto ha avuto inizio quando la partita era ancora in corso con uno scontro fra Vlahovic e D’Ambrosio. Sul difensore interista è piombato come uno scatto imprevedibile (soprattutto a fronte della scarsa forma) Paredes. E Danilo se l’è segnata. Concluso il match, è partita la mezza rissa. Il jolly campano è andato a cercare l’argentino e sono volati insulti e spintoni. In mezzo c’era anche Brozovic. La panchina della Juve, con il solito Bonucci in testa, ha accerchiato D’Ambrosio, poi espulso da Daniele Chiffi insieme a Paredes.
Intanto era già partito un altro faccia a faccia stavolta tra Dusan Vlahovic e Joaquin Correa. I due sono arrivati allo scontro fisico. Prima un paio di spintoni, poi il serbo che ha preso l’argentino per il colletto e infine il Tucu che arriva direttamente con le mani alla gola dell’attaccante della Juve. Il quarto uomo, Marinelli, ha provato a placare gli animi. Poi sono arrivati degli altri componenti delle due panchine.
Il parapiglia sfiorato è sintomo dell’enorme frustrazione dell’Inter, che si è sentita derubata. Anche Barella è entrato nel secondo tempo estremamente nervoso e, dopo il giallo, come suo costume, Inzaghi lo ha tirato fuori per evitare il peggio. La rabbia ci può stare, ma tutto è relativo. Il goal della Juventus era da annullare, ma i bianconeri hanno vinto con merito. Inter, con il suo gioco stantio e i suoi giocatori tanto spompati quanto svogliati, non ha offerto un bello spettacolo al pubblico di San Siro.
Scontro fra Correa e Vlahovic a fine partita: la rabbia inutile degli interisti
Si è protestato per il tocco con il braccio di Rabiot. E Inzaghi, a fine partita, ha dichiarato inconcepibile parlare di immagini non chiare. In serata qualcuno ha provato a scagionare il francese (tocco involontario, non tocco, illusione ottica…), poi però sono arrivate le immagini di un secondo tocco di mano, anche più grave, nel controllo di Vlahovic.
Il Var Mazzoleni non ha spiegato e probabilmente non spiegherà mai perché ha giudicato il goal regolare. Ma la responsabilità maggiore va all’arbitro Chiffi, che era lì, da ottima posizione, e ha visto tutto, non sentendosela di prendere una decisione. L’Inter può giocarsi la qualificazione in Champions per una svista del genere. Ma il goal è arrivato al 25′ minuto, dopodiché i nerazzurri non hanno combinato quasi nulla di buono per poter pareggiare o vincere la partita. Il goal irregolare è un mezzo alibi inservibile.
Correa ha voluto fare il duro con Vlahovic, reo forse di avergli riso in faccia, ma in campo non ha fatto nulla per essere pericoloso. D’Ambrosio è uno dei pochi che ci tiene davvero e che ci mette il cuore, ma a trentaquattro anni e con la sua esperienza dovrebbe evitare scenette del genere: dopo una partita così, bisogna uscire a testa bassa.
Il tocco ambiguo di Rabiot e lo stop più che evidente del serbo
Ieri notte, a Pressing, l’ex arbitro Cesari ha voluto mettere in evidenza il secondo tocco incriminabile dell’azione del goal di Kostic: quello di Vlahovic. Gli ospiti della trasmissione, uno dopo l’altro, hanno ammesso che il fallo di mano, in questo caso, sembra evidente. Ha cominciato Panucci: “Vlahovic prende vantaggio controllando con il braccio, è chiaro“. Poi è intervenuto Trevisani: “Questo è molto più volontario di quello di Rabiot e più impattante. Senza questo aiuto di braccio la palla va in un’altra direzione. Credo che questo sia molto più mano questo di quello di Rabiot“.
Infine si è espresso anche Ravanelli, vecchia bandiera juventina: “Il braccio del serbo è largo, si aiuta. Qui poteva fischiare fallo“. Graziano Cesari ha mostrato più volte l’immagine in cui si evidenzia che il tocco del serbo è palese: la palla cambia giro e traiettoria. Quindi, anche non volendo annullare il goal per il tocco di Rabiot, era impossibile non sanzionare l’ultimo tocco della sequenza di tre (Rabiot, Vlahovic e di nuovo Vlahovic).
Magari il Tucu ha parlato proprio di questo con il serbo. O forse c’entrava lo scontro di pochi secondi prima fra lo juventino e D’Ambrosio sulla linea laterale. Più probabile ancora che Vlahovic lo abbia sfottuto. Quel che è stato è stato. Protestare ancora a che serve? Per fortuna c’è la sosta per calmare un po’ gli animi e razionalizzare.