Thohir, Moratti e Mancini: i tre punti interrogativi dell’Inter

Inter, Thohir con Roberto Mancini ©Getty Images
Inter, Thohir con Roberto Mancini ©Getty Images

INTER THOHIR MANCINI MORATTI / MILANO – Per adesso è chiara solo una cosa: il terzo posto è una chimera a meno che la Roma non si metta un cappio al collo dilapidando i 5 oppure gli 8 punti di vantaggio nelle restanti sei giornate di campionato. Il resto è tutto un punto di domanda: da Thohir a Mancini passando per Moratti. Futuri incerti, scenari imprevedibili con ripercussioni probabili sul prossimo mercato.

INTER CINESE – Thohir, come anticipò Interlive.it, ha da qualche mese dato mandato alla banca d’affari Goldman Sachs di trovare un nuovo socio per sostenere sul piano economico la sua avventura all’Inter. Un’idea che però va a scontrarsi con la ‘ragione’ imprenditoriale, anche di chi ha in teoria soldi da buttare: che senso avrebbe mettere soldi da azionista di minoranza – quindi senza avere alcun potere decisionale – in una società coi conti in rosso, che necessita di sostanziosa liquidità solo per la gestione ordinaria e che non genera alcun profitto? Nessuno, e questo l’uomo d’affari – che nel novembre 2013 prese la maggioranza (con un aumento di capitale da 75 milioni) sperando o forse pensando di aver fatto l’affare della sua vita – lo sa più che bene.

Per questo la sua ‘ricerca’ di un nuovo partner va vista senz’altro come un tentativo di fuga dall’Inter, che potrebbe avvenire nel breve periodo – inizio estate – oppure per l’autunno prossimo, prima o entro il fatidico 15 novembre 2016, quando scade il patto parasociale sipulato tra lui e Moratti che di fatto obbliga a mantere bloccato l’attuale assetto societario. La via di fuga di Thohir potrebbe essere agevolata dal Suning Commerce Group, colosso cinese degli elettrodomestici già sbarcato nel mondo del calcio con l’acquisizione dello Jiangsu, una delle ricche squadre della Cina protagoniste nella campagna acquisti dello scorso gennaio. Il gruppo ha interesse ad allargare il potenziale delle sue vendite anche in Italia, sfruttando magari l’Inter. Si sussura che Zhang Jindong, il miliardario a capo del SCG, abbia come obiettivo l’acquisizione del pacchetto di maggioranza del club di corso Vittorio Emanuele entro il 2018, attraverso una progressiva scalata azionaria con base di partenza il 20 per cento delle quote.

TORNA MORATTI? – In tutto questo caos, per non dire tentativo di Thohir di lasciare libera la ‘cadrega’, è riemersa o sta riemergendo la figura di Moratti. Che qualche mese fa pensava a un’uscita definitiva dall’universo nerazzurro, mentre adesso a quanto pare sogna di ritornare al timone, anche se non si capisce in quali vesti. Di nuovo come azionista di maggioranza, come presidente oppure con entrambi i ruoli? E come? Secondo la stampa ‘amica’ attraverso Wang Jing, altro strariccone dagli occhi a mandorla presidente del colosso delle telecomunicazioni Bejing Xinwei nonché esponente della China Railway Cosntruction che nel 2012 strinse un accordo proprio con l’ex patron, allora numero uno indiscusso dell’Inter anche se già alla ricerca di acquirenti, per la costruzione di uno stadio di proprietà intaramente a tinte nerazzurre. Un progetto, poi, mal naufragato, e non si ancora davvero il perché. Oppure grazie a Pirelli, che ha da poco rinnovato la storica partnership col ‘Biscione’ e che da alcuni mesi è controllata da ChemChina, altro colosso cinese fresco della miliardaria e storica acquisizione – per 43 miliardi di euro, riporta ‘Tuttosport’ – di Syngenta, multinazionale attiva nel campo di sementi e pesticidi.

DILEMMA MANCINI – Passando a questioni di campo: Ausilio ha nuovamente confermato la fiducia in Mancini, ma lo stesso non sembra così certo di restare, al di là del fatto che è in scadenza nel 2017. Prima della trasferta di Frosinone ha detto che il suo futuro, come quello dei suoi colleghi, “è legato ai risultati“, risultati che – chiaramente – al momento non sono sufficienti. La battuta post vittoria al ‘Matusa’ – “per il prossimo mercato avremo un ricco budget” – può essere interpretata come un messaggio provocatorio o di stizza nei versi della società che, senza Champions, dovrà fare i salti mortali per provare a non indebolirsi più che rafforzarsi. Dilemma: Mancini accetterebbe un eventuale ridimensionamento delle ambizioni e non solo? Forse no, specie se dovesse arrivare la chiamata di qualche ricco club.

Raffaele Amato

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