Bergomi: “Il mio soprannome ‘zio’ me l’ha dato Marini”

Inter, l’ex giocatore ed ora commentatore per Sky Sport Giuseppe Bergomi ha voluto ricordare il suo passato e le sue emozioni da calciatore e inviare anche un pensiero a tutti gli italiani

Bergomi in campo con Inter Forever – Getty Images

INTER BERGOMI INTERVISTA/ L’ex capitano dell’Inter, prima dell’avvento di Javier Zanetti che ormai è diventato un icona per tutti gli interisti oltre che il vice presidente della squadra, Giuseppe Bergomi, ora commentatore per Sky Sport, è stato intervistato da Radio Deejay per rivangare il suo passato da calciatore. Prima di rispondere però alle domande, l’ex difensore ha voluto fare una doverosa premessa visto il periodo che la nazione sta passando e ha detto: “Prima di tutto il mio pensiero va alle vittime e a tutte le persone in difficoltà, ma soprattutto ai dottori, agli infermieri e ai volontari che in questo momento stanno facendo un grandissimo lavoro“. La prima domanda della lunga ‘interrogazione’, ha riguardato la sua più grande emozione vissuta in carriera e lui ha detto: “L’emozione più grande vissuta è quella del Mondiale ’82, scontato ma è stata una grande emozione sia mia che dei miei compagni che erano grandi uomini e grandi giocatori che hanno permesso ad un giovane di diciotto anni di vincere un Mondiale“. Gli hanno fatto notare che nonostante avesse 18 anni, quei baffi lo ‘invecchiavano’ e lui ha confermato dicendo: “Ero lo ‘zio’, ma ero giovane ugualmente. Mi hanno chiamato così perché Marini, quando a sedici anni sono entrato nello spogliatoio dell’Inter, avevo già i baffi, mi chiese ‘tu quanti anni hai? Sembri mio zio’, e da lì è rimasto”.

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Gli hanno domandato come avevano festeggiato e lui ha spiegato: “Dobbiamo tornare indietro trent’otto anni, quindi non pensare ai festeggiamenti che ci sono adesso, tutto era con una moderata esultanza. Niente champagne, ci siamo abbracciati, siamo stati insieme e alla fine siamo andati in albergo, c’erano quelli che sono rimasti con le mogli, io e Baresi siamo usciti e siamo andati in discoteca. Non è così diverso rispetto a ora. Io essendo così giovane me ne sono reso conto un po’ più avanti dell‘impresa che abbiamo fatto tutti insieme, senza dimenticare il nostro grande maestro Enzo Bearzot che per me è stato un secondo papà e gli devo tantissimo. Ancora adesso ora abbiamo la chat whatsapp ‘Campioni del Mondo‘. Quello che ci fa un po’ invidia è Spillo Altobelli che lavora in Qatar“. Gli hanno chiesto, come si trovava di fronte a calciatori già affermati come Zoff, Rossi e Tardelli, per citarne solo alcuni di quella indimenticabile squadra e lui ha risposto: “Le emozioni erano tante, mi hanno aiutato i miei compagni. Non ero solo, con Oriali, Marini, Altobelli... Eravamo in cinque dell’Inter, quello è stato sicuramente d’aiuto. Però hai fatto dei nomi che avevano grandissima personalità, oltre a Zoff, quelli che mi incutevano più timore erano Tardelli e Gentile per l’aspetto caratteriale. Quando sono arrivato nello spogliatoio dell’Inter l’impatto iniziale con Graziano Bini è stato duro”.
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